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Un progetto di Gratitudine

“La gratitudine è la memoria del cuore”. (Lao Tse)


Quante volte mi avete sentito dire o visto scrivere "Grazie"? A chi mi diceva che non era necessario che io ringraziassi, ho sempre risposto che un giorno avrei spiegato questa mia necessità, che non era una forma di ringraziamento per qualcosa di ricevuto, ma si muoveva in qualcosa di più grande. Questo mese la presidente di Coemm Maura Luperto, ci ha regalato come tema del mese la “Gratitudine” e mai come in questa occasione, io mi sento di potere essere portavoce di questo valore, che mi permette di affrontare il mio prossimo futuro, donandovi uno dei miei ultimi pensieri, almeno per un po' di tempo, attraverso il blog “Cambiare”.


Parlando di gratitudine infatti, io posso dire di essere profondamente grato a tutte le persone che ho incontrato nel mio percorso terreno, in particolar modo alla mia compagna, a mia

madre ed a mia figlia, ma anche a tutte le persone che hanno scelto di vivere con me, o che comunque hanno compreso che quello che è successo nella mia vita, ha rappresentato una piccola parentesi della mia esistenza che, per quanto gravosa, non può raccontare la persona che io sono.


Tra tutte queste persone sicuramente vi sono Maurizio Sarlo e Maura Luperto che mi hanno permesso non solo di sviluppare la mia anima di comunicatore, ma che mi hanno anche donato la possibilità di farmi conoscere per quello che ero realmente e che soprattutto sono diventato in questi quattro anni di crescita di consapevolezza, all’interno del progetto Coemm & Clemm, ma anche tutti voi che giornalmente mi dimostrate il vostro affetto e la vostra stima.

La gratitudine è sicuramente una forma di educazione che, superando i nostri limiti, ci permette di raggiungere uno stadio più emotivo e spirituale del nostro Essere, troppo spesso frenato, anche nel semplice ringraziare di avere ricevuto per esempio la vita o di potere rinnovare questo regalo ogni giorno. Altresì dimostriamo difficoltà a ringraziare la nostra incorruttibilità, il nostro coraggio e la nostra forza interiore, come del resto ci risulta difficile riconoscerlo negli altri.


Lao Tse, nella massima con cui ho aperto queste mie righe, ci ricorda proprio la forma mentis che ci dovrebbe porre di fronte alla gratitudine, che dovrebbe essere praticata costantemente cercando di rimuovere i rancori e le frustrazioni, che ci mettono in condizione di considerarla solo il giusto compenso da donare a chi ci ha fatto del bene. La Gratitudine, che potrebbe sembrare solo una sanificazione di una situazione debitoria, in realtà rappresenta la massima accezione di liberazione personale, volta a riconoscere e ad agire con umiltà, senza mistificazioni, dimostrando di potere apprezzare davvero ciò che conta nella vita.

Troppo spesso quando facciamo qualcosa per qualcuno, il nostro agire è motivato dalla riconoscenza, che potremmo creare in colui che riceve il nostro beneficio, soffrendo poi quando quella persona si dimostra invece alla fine ingrata. Ecco che la consideriamo allora cattiva e superba, non comprendendo invece che il non mostrare riconoscenza, significa non riconoscere sé stessi e di conseguenza, non accettare le proprie capacità emotive.

Ecco che allora se vogliamo cambiare il paradigma della Gratitudine, dobbiamo comprendere che solo attraverso tale comportamento, possiamo aprirci al mondo emotivamente, dimostrando di conoscere davvero noi stessi, al punto di non avere timore, nel mostrarci come veramente siamo. Forse non esiste un altro valore così potente, come riconoscere i nostri simili mediante la gratitudine. “Io ti sono grato per quello che sei, per le tue virtù, per il tuo modo di essere e ti ringrazio di fare parte della mia vita, arricchendola con la tua presenza”.

Erroneamente molti credono che il ringraziamento successivo al ricevere qualcosa, significhi dimostrare di essere in debito con chi ha detto o fatto quella cosa per noi. Se vi sentite in obbligo verso chi vi ha fatto del bene, di certo non state mettendo in pratica una gratitudine libera, sincera e spontanea. La gratitudine è un atteggiamento che non esige obblighi, è un modo di essere che va oltre le nostre azioni e che si muove per “riconoscere” quella persona, che ha fatto del bene, o alla quale avete fatto del bene, come una parte di voi, in un contesto per cui quello che è stato posto in essere, è stato fatto liberamente e senza aspettarsi nulla in cambio.

Stabiliamo un legame con l’altro in modo da formare un’unità, che possiamo manifestare attraverso la parola indiana “Namasté”, ovvero “io ti saluto, io ti ringrazio, ti riconosco come la divinità che, a sua volta, fa parte di me”.


Ma oltre che ringraziare il Tutto che ci circonda, dovremmo imparare soprattutto a ringraziare noi stessi, svestendo il significato egoistico di tale azione, con una forma mentis mirata all’auto-gratitudine, che ci ponga rispetto agli altri,

già in una condizione di gratitudine attiva e ricettiva. Fare questo non solo non infrange nessuna regola, ma ci pone in una condizione di rafforzare la nostra autostima, mettendoci nella posizione di dare e ricevere gratitudine, senza secondi fini. “Se ti chiedo aiuto, io ti ringrazierò anche se non me lo potrai dare, solo per il fatto che mi hai fatto sentire libero di chiedertelo”.

Se riuscirete a porvi alla gratitudine in questo modo, vi accorgerete che la stessa troverà la sua massima espressione, proprio in una nota citazione, che dal primo giorno in cui abbiamo iniziato a seguire il progetto per un Mondo Migliore, abbiamo sentito dire continuamente, quasi fosse un mantra, dal suo fondatore Maurizio Sarlo: “Chiedi e ti sarà dato”, che mi permetto umilmente di completare, così come lo scrisse Matteo, con la speranza che possa diventare il manifesto etico e programmatico del nostro Mondo Migliore: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto."

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