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Tutto il mio folle amore

“Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto, e se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire.” (William Shakespeare)

“Due biglietti per la sala 3”. È un mercoledì italiano qualunque, quando dopo tanti mesi, mi trovo ad andare al cinema, nel giorno in cui gli ingressi si pagano molto meno. Io e Stefania ci siamo trovati con altri amici, per venire a vedere l’ultimo film di Gabriele Salvatores, che racconta la storia di un padre che decide di intraprendere un viaggio con il proprio figlio. È una storia particolare, che racconta il rapporto tra un padre, artista squattrinato e privo di qualsiasi forma di responsabilità genitoriale, ed il proprio figlio che, tra le caratteristiche particolari che ha, oltre ad essere bellissimo, ha quella anche di essere affetto da una grave forma di autismo.

Entriamo nella sala di un noto cinema pisano, piena come difficilmente si trova il mercoledì sera, non avendo la minima idea che stiamo per assistere ad uno dei capolavori più belli della cinematografia italiana. Io sono un amante di Salvatores, sin dall’esordio come regista nel film “Una pura formalità”, nella quale diresse due strepitosi attori, del calibro di Gerard Depardieu e Roman Polansky, ma devo ammettere che, nonostante gli altri capolavori realizzati dal famoso regista italiano, questo probabilmente è più bello anche dello stesso “Mediterraneo” con cui ha vinto l’Oscar.

Quante volte ci siamo chiesti a cosa possa servire il nostro impegno nel progetto per un Mondo Migliore e quante altre volte abbiamo pensato erroneamente che il nostro fare, non possa in alcun modo contribuire a quel cambiamento di paradigma che vorremmo realizzare. Leggendo i commenti che descrivono tali perplessità, spesso troviamo risposte legate al fatto che molte persone hanno ancora dubbi, su quello che potrebbero realmente dare al progetto e soprattutto non riescono ancora a vedere quella propria mitologica “ricchezza interiore”, che potrebbero mettere a disposizione e che il progetto prevede che venga donata, da ogni singolo partecipante, al “Tutto”.

Quest’ultimo film di Salvatores, mi ha insegnato due cose fondamentali su questioni che spesso mi turbano: la prima è che la modalità per affrontare le diversità, legate soprattutto alle persone che hanno dei deficit funzionali, prettamente natura psichica o genetica, con le quali non ho paura di ammettere, ancora oggi mi turba il dover interagire, proprio per il fatto di temere di fare qualcosa di sbagliato che possa ferire queste .

“Tutto il mio folle amore”, tratto da una storia vera, racconta le vicende di Willy, un padre che ritrova il figlio Vincent, affetto da “Autismo”, che non conosceva e con il quale decide di intraprendere un viaggio alla scoperta della fragilità e al contempo della grandezza dell’essere umano. Willy inizierà così piano piano ad affrontare il mondo nascosto di Vincent, ed entrarci dentro con rispetto, ma senza mai anteporre al figlio la pietà, utilizzando solo quell’amore, tutto il suo folle amore, che scoprirà durante il cammino.

Questa è la prima lezione che mi ha dato quel film: per interagire con le persone che hanno una vitalità diversa dalla mia, devo smettere di ragionare in termini di pietas umana, ritornando a vedere quelle persone come persone che hanno solo bisogno di rispetto e di essere trattate alla stregua delle persone “normali”, sempre però non perdendo di vista le loro peculiarità.


La seconda cosa che mi ha insegnato e che credo possa essere di utilità a tutti coloro che

hanno dubbi, rispetto al proprio ruolo all’interno del progetto per un Mondo Migliore, è che questo meraviglioso film di Salvatores, ci insegna che anche chi ritiene di non potere avere responsabilità genitoriali, nel momento in cui si trova ad affrontare la paternità, si può dimostrare un grande genitore. Allo stesso modo, tutti coloro che ritengono di non conoscere il proprio ruolo nel disegno del progetto Coemm, o più semplicemente non hanno la contezza su quale possa essere quella ricchezza interiore da mettere a disposizione degli altri, si accorgeranno , al

momento opportuno, grazie al loro “Folle amore per un Mondo Migliore”, quella loro peculiarità verrà fuori da sé, nonostante adesso magari nemmeno sappiano di averla. Lo stesso Salvatores ce lo indica nella frase, tratta da una massima di Albert Einstein, con la quale apre il film “Tutto il mio folle amore”, che di cuore vi invitiamo ad andare a vedere:


“La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso.”

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