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O vinco o imparo

"Possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato.” (Proverbio cinese)

Quando ero ragazzo, mio padre con i suoi fratelli, avevano una ditta edile nella provincia lucchese, nella quale per qualche anno ho lavorato anche io come manovale. Mio padre era quello che prediligeva studiare i progetti, mentre suo fratello Giuseppe era quello che organizzava il lavoro. Paolo, il terzo fratello, era un macinatore di lavoro e mentre gli altri due si attivavano ognuno per le proprie peculiarità, lui iniziava a murare, anche senza avere informazioni su cosa fare, a volte facendo dei lavori che poi sarebbero stati modificati, per la troppa fretta di volere iniziare “a fare”.

Ieri sera ho partecipato ad un incontro della provincia di Pisa, aperta ai Referenti ed ai capitani, il cui ordine del giorno era la creazione dell’associazione provinciale pisana, che dovrebbe gravitare, insieme a quella di tutte le altre province toscane che aderiranno alle nuove direttive del progetto Coemm, intorno al Consorzio Regionale ConSi, che dovrebbe portare il progetto verso tutta una nuova serie di potenzialità, non per ultima quella dell'oramai mitologico “Microcredito sociale”.


Durante la riunione, sono state sviscerate sia tutte le problematiche attuali inerenti il progetto, di cui oramai da quasi cinque anni facciamo parte, sia gli obiettivi futuri, sia quelli che ad oggi

non si sono verificati. La provincia pisana risulta ad oggi falcidiata, rispetto a quella che erano le sue possibilità umane, anche solo all’inizio di quest’anno e buona parte della responsabilità di questa situazione, badate bene, non è da additare a date o scadenze non rispettate, bensì ad una sorta di assuefazione alla comunicazione dei componenti dei vari Clemm, che da quella che doveva essere una “Buona Comunicazione”, si sono poi ritrovati invece in una sorta di caos primordiale disinformativo. Nessuno vuole scaricare su altri le responsabilità che tutti abbiamo, soprattutto noi che facciamo comunicazione, ma è indubbio che ogni step evolutivo del progetto, è sempre stato condito da tutta una serie di comunicazioni e contro-comunicazioni, che hanno fatto maturare l’idea di una mancanza di una progettualità chiara e lineare, che mettesse in condizione, chi poi doveva ridistribuire quella comunicazione sul territorio, di fornire un servizio che non venisse poi costantemente smentito, dalle successive comunicazioni dalla sede centrale.

Un mio vecchio maresciallo, quando uscivamo con la macchina, mi diceva sempre “Vai piano che ho fretta” e credo che questo antico proverbio, racconti perfettamente un modus operandi non considerato nel nostro progetto, che troppo spesso riporta a ciò che si vorrebbe modificare, però pensando solo al “fare senza verificare e senza valutare, pur di fare subito”. Questa semina incontrollata di informazioni, ci porta oggi ad avere una buona parte di afferenti ai Clemm, che sono nella più totale confusione e quello che stiamo raccogliendo in questo tempo, che dovrebbe essere di fiorente mietitura, è spesso invece una misera raccolta della gramigna di una disillusione, legata anche semplicemente alla mancanza di contatto diretto, tra gli stessi partecipanti ai salotti, assuefatti dal leggere spesso tutto e il contrario di tutto, che alla fine li allontana dall’idea progettuale.

Nel corso del dibattito abbiamo maturato la convinzione che effettivamente il Microcredito Sociale non solo esista, ma che sia ampiamente coperto da finanziamenti internazionali, che però non hanno nulla a che fare con il nostro progetto, ma che racconta in realtà di un istituto a disposizione di tutte quelle associazioni e consorzi, che hanno la possibilità di presentare progetti di sviluppo e solidarietà sociale. Questo non vieta ai nostri Consorzi di arrivare un giorno ad ottenere questo MCS, ma se vogliamo davvero creare qualcosa che miri a cambiare il sistema attuale, dobbiamo mettere quel MCS non più come è stato fino ad ora, ovvero l’oggetto del nostro fare, ma come uno dei possibili obiettivi da realizzare. Questo risulta fondamentale per non creare scadenze o aspettative che potrebbero essere disilluse.

Ma oltre a questi aspetti, dal dibattito di ieri sera è emersa una cosa con forza, che riguarda la provincia pisana e forse tante altre province. La necessità che l’Associazione provinciale che andremo a creare, abbia un presupposto che è mancato totalmente al nostro gruppo fino ad oggi. Se vi ricordate due anni fa, una rubrica del mio primo blog si intitolava “5 domande a…” e attraverso quegli articoletti, abbiamo avuto la possibilità di conoscere tante persone che si occupavano di portare avanti la progettualità di Coemm o dei Clemm. Questo approfondimento personale è invece mancato totalmente a livello regionale e locale, dove molti dei partecipanti del progetto o della vita dei Clemm della provincia, non solo non interagivano tra loro, ma spesso nemmeno si conoscevano. Questo perché, proprio per una gestione scadenziale degli eventi, tanti sono rimasti alla finestra in attesa della “Manna dal cielo” unico presupposto su cui spesso giravano le motivazioni di appartenenza.

Ecco che ieri sera, quasi al termine della riunione, è intervenuta Michela, che ha aperto uno squarcio sul buio che regna nel progetto, relativamente a ciò che dovrà realizzare quell’associazione di cui ieri sera siamo andati a buttare le basi. Michela, in mezzo ad un bailamme di informazioni su quello che sarà fatto, su quello che ci sarà da fare e su come andrebbero fatte queste cose, ha semplicemente dichiarato la sua difficoltà a comprendere l’evoluzione di questo nostro amato progetto, che oggi propone alle province con l’associazionismo di “Fare Squadra”. Dalle sue parole è emersa chiaramente la sofferenza per quattro anni spesi per qualcosa che

in realtà non è si è mai evidenziato, proprio per quel paradigma errato di “Fare Squadra”, che troppo spesso raccontava un “Divenire” di qualcosa che poi non si è mai realizzato. Michela ha semplicemente evidenziato, che nell’ipotesi di partire con questa nuova associazione, venga sostituita questa concettualità, con l’idea più tangibile di “Essere Squadra” e quindi di iniziare da subito con una interazione totale tra tutte le componenti, che non siano più oggetto dell’interesse progettuale, ma soggetto diretto dell’azione del fare con stretta interazione tra ognuno dei componenti.

Alla fine del dibattito è stato deciso quindi di iniziare questa avventura dell’Associazionismo, rispetto anche all’universo dei Consorzi ConSi, in un modo totalmente nuovo rispetto a ciò che è stato il rapporto tra tutte le parti del progetto, con una visione anche indipendente dell’azione da porre in essere localmente, con un’azione che comporti sempre “Condivisione, Inclusione e Comunicazione”, senza perdere mai di vista gli errori che sono stati fatti fino ad ora, per non ripeterli di nuovo, proprio per arrivare anche a “Cambiare” ciò che non ha funzionato fino ad oggi, in un’idea che ci raccontano meravigliosamente le parole di Nelson Mandela:


“Nella vita non perdo mai… O Vinco, o imparo”.

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