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Muri e abbracci

"Povera cosa vagabonda e sola, quest'anima mia che Ti tradisce, entro stretti recinti e mentre spazio infinito è generato, dal Tuo unico seno.”

Alda Merini è stata forse la più grande poetessa italiana vissuta a cavallo del del nuovo millennio. Queste righe, graffianti, drammatiche e meravigliose allo stesso tempo, raccontano la scatola nella quale ci hanno rinchiuso, precludendoci la possibilità di vivere quell’esistenza che dovrebbe realizzare il nostro Essere e non quello che la società ci impone di essere. Sono recinti che vengono posizionati intorno alle nostre anime, barriere che precludono i nostri cuori e muri che frenano i nostri sogni, allo scopo di controllarci ed impedirci di viaggiare oltre il consentito. E’ tempo di anniversari in questi giorni e se dieci anni fa, la penna di Alda Merini smetteva di raccontarci le emozioni di una poetessa geniale, venti anni prima della sua morte, qualcuno decideva di scavalcare un muro, che ha rappresentato la storia di drammatica divisione dell’umanità.

“La striscia della morte”, così era definito il tratto di terra, ubicato tra due muri paralleli di cemento armato, costruiti tra Berlino Ovest e Berlino Est, nella quale si pensa che almeno 200 persone, hanno perso la vita, nel tentativo di provare ad andare oltre il “Muro della Vergogna”. Trenta anni fa, esattamente il 9 novembre 1989, dopo che il governo della DDR annunciò che sarebbero state permesse le “visite” nella Berlino occidentale, molti cittadini dell'Est, iniziarono ad arrampicarsi sul muro, scavalcandolo, dando inizio di fatto all’abbattimento di quella barriera che uomini malati di ideologia, avevano costruito per dividere gli uomini dagli uomini. È stato in piedi per 28 anni dal 1961 al 1989 e rappresenta a tutti gli effetti, una delle pagine più cupe e buie dell’umanità.

Con l’abbattimento del Muro di Berlino e con la successiva nascita dell’Europa, ci siamo illusi, ci hanno illuso, del fatto che finalmente saremmo andati verso una società in cui la “Globalizzazione” avrebbe portato una ricchezza generalizzata a disposizione di una società nella quale “i Muri” non si sarebbero più visti.


In realtà oggi sappiamo benissimo che sia l’Europa che la Globalizzazione, sono qualcosa di effimero, nate e sviluppate esclusivamente per agevolare pochi potenti, a scapito delle masse. L’Europa che hanno sognato i nostri avi, tale è rimasta: un sogno impossibile da realizzare, se non cambieremo il paradigma che regola questa società, che si fonda solo ed esclusivamente sul controllo economico, politico e monetario dei territori.

Trenta anni fa abbiamo abbattuto un muro che era ben visibile ai nostri occhi, creato da una forza politica che consideravamo avversaria, per consegnarci poi ad entità politiche che abbiamo erroneamente ritenuto poter fare i nostri interessi e che invece in questi trenta anni, da quel muro abbattuto, hanno continuato a costruire muri di divisione, fatti di banconote, farmaci, petrolio, energia, controllo delle masse, annullamento del mondo del lavoro e della persona. Oggi abbiamo grandi mura davanti a noi, costruite da pochi soggetti, con il fango e la melma del più bieco opportunismo politico ed

interesse privato, allo scopo di continuare quel paradigma del “Divide et Impera” che ha permesso fino ad oggi, a tutti i figli ideologici della Roma imperiale, di garantirsi il potere.


Ben vengano le celebrazioni per il trentesimo anniversario della caduta del muro della vergogna, ma se vogliamo davvero dare un senso a questa pagina della storia dell’umanità, iniziamo ad impegnarci per abbattere quei muri invisibili con i quali ci hanno circondato: basterà che ognuno di noi, grazie ad una ritrovata consapevolezza, si impegni per togliere almeno un mattone a testa dai quei muri, permettendoci poi di impegnarci per realizzare quel mondo migliore, basato su un nuovo

umanesimo, che non dovrà avere più mura divisorie, basate su ricchezza, cultura, politica, stato sociale, ceto, ideologia, colore della pelle, etnia, sesso ma soprattutto che non debba più vedere una società nella quale le “Mura dell’Indifferenza” vengano considerate una cosa normale. Solo se riusciremo a realizzare tutto questo, allora avrà avuto un senso, essersi impegnati nel creare un movimento di persone consapevoli ed un partito

politico, che portino per il mondo non un messaggio di divisione o di costruzione di Mura, ma di piazze aperte e a tutti, dove le persone si possano finalmente abbracciare.


“C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età. Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare.” (Alda Merini)

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