top of page

Memento Mori

«Ricordati che devi morire... Sì, sì, mò me lo segno»

Mario (Massimo Troisi) è affacciato al balcone di un palazzo medievale, mentre un monaco trappista dalla strada, gli ripete come fosse un mantra, il vero significato della sua vita. Geniale Troisi che gli risponde che se lo segna. È una delle scene cult del film del 1984 “Non ci resta che piangere” diretto e interpretato magistralmente dallo stesso Troisi e da Roberto Benigni. Ma perché oggi ho voluto aprire il mio articoletto con questo ricordo? Come in tutti i film di Benigni, ma soprattutto in quelli di Troisi, il fil rouge delle storie che ci hanno raccontato questi due geni del cinema italiano, sono sempre intrisi di una profonda morale, che ha anche aiutato tanti di noi, a crescere nella consapevolezza. Proprio l’affermazione “Ricordati che devi morire”, che ci arriva direttamente dal latino “Memento Mori”, trova nella giornata dell’Epifania, una delle sue esternazioni massime, voluta anche dagli evangelisti, che ci raccontano nel giorno del sei gennaio il vero senso della nostra vita.

Ma cosa significa e soprattutto cosa ci racconta l’Epifania? Il termine Epifania viene dal greco antico “epìphaneia” che significa “manifestazione, apparizione” e di fatto racconta la “rivelazione” della nascita del Cristo agli esseri umani, attraverso la presentazione del figlio dell’Uomo ai Re Magi. In realtà il sei gennaio rappresenta una dicotomia che narra, per quanto riguarda l’antichità il battesimo di Gesù, festeggiata da una antica setta gnostica, mentre dal secondo secolo, venne epurata da questa usanza e trasformata semplicemente nella rivelazione della venuta al mondo del Cristo.


Le scritture ci ricordano che dodici giorni dopo il Natale, tre Re Magi richiamati da lontano a Betlemme, dopo aver visto sorgere la stella annunciata dall’Antico Testamento, arrivarono davanti alla grotta, dove era nato Gesù, portando con loro dei doni per il figlio di Dio. E proprio in quei doni c’è tutta la forza del significato della nostra esistenza, che dovremmo ricordarci di segnarcelo su un foglio, come fece Mario nel 1492, nel film “Non ci resta che piangere”, per poi rileggerlo ogni mattina, quando apriamo gli occhi verso un nuovo giorno di questo nostro passaggio terreno.

Come ricorderete certamente tutti, i tre Re Magi, Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, come raccontato nelle scritture, si presentarono davanti al bambino, al nuovo Re di Israele, portando Oro, Incenso e Mirra, dimostrando, con doni di tale importanza, certamente la volontà di rendere omaggio ad una grande personalità. Per quanto riguarda l’Oro, credo che sia chiaro a tutti il significato di regalità, che con tale dono veniva riconosciuta al Cristo, come per l’incenso, una resina aromatica, che veniva utilizzata nelle funzioni religiose, come succede ancora oggi, che quando è bruciato emana un intenso profumo che mira a raggiungere il Divino e quindi dimostra la divinità di Gesù, ma la Mirra, che noi oggi conosciamo solo quale ingrediente per i bagnoschiuma o di preziosi profumi, in realtà cosa voleva rappresentare?

La Mirra è una resina che veniva utilizzata sui morti per profumarli, ma soprattutto per imbalsamare i cadaveri. Quel dono misterioso dei Re Magi, rappresentava di fatto l’umanità di Gesù e la sua temporalità terrena, ovvero di fatto il “Memento Mori”.

Gesù era venuto, per la religione cattolica, per compiere una missione che sarebbe culminata con la sua morte, quale sacrificio per le colpe degli uomini e sin dalla sua nascita, con quel dono, gli evangelisti, attraverso i Re Magi, hanno voluto rappresentare con forza quale sia il vero senso della esistenza del Cristo e di tutti noi. Compiere una missione che sia scevra del materialismo terreno e intrisa del senso temporaneo e divino della nostra esistenza.

Con il senso dei doni dei Re Magi nel giorno dell’Epifania, dovremmo cercare di rafforzare sempre il senso della nostra esistenza terrena, che alla fine sarà rappresentata, non da quello che abbiamo acquisito e che materialmente lasceremo, bensì da quello che avremo fatto e condiviso con gli altri.

Augurandovi una buona Befana, voglio oggi ricordare nella giornata dell’Oro, dell’Incenso ma soprattutto della Mirra, Gaetano, Gabriella, Giorgio e tutti gli altri amici che nell’anno passato ci hanno lasciato, con la promessa che ogni cosa che io farò e che spero anche voi facciate, da oggi in poi, sia sempre intrisa della consapevolezza che il materiale che possiamo accumulare in questo nostro passaggio terreno, non lo potremo portare con noi, ma quello che riusciremo a creare sotto forma di amore, altruismo, consapevolezza e crescita, rimarrà ad imperitura memoria nostra, in tutti quelli che ci hanno amato e in coloro che potranno un giorno godere di quel Mondo Migliore, che tanto stiamo bramando di realizzare.

E allora buona Epifania, con il sorriso sulle labbra, segnandoci nel cuore di “Ricordarci che dobbiamo morire”.

213 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page