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Lo struzzo


“Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l’amore, mentre la violenza e l’odio si diffondono alla luce del sole”. (John Lennon)


Se vi capitasse di visitare qualche zona desertica africana, potreste imbattervi nell’uccello più grande del mondo, intento a cercare di nutrirsi nell’arida sabbia del Sahara. Probabilmente quell’animale, molto prima di voi, noterebbe la vostra presenza, ma constatato che la distanza che vi separa non crea per lui pericolo e incurante quindi del rischio, continuerebbe la sua attività di ricerca sotto la sabbia, infilando buona parte della testa nel terreno allo scopo di trovare radici, germogli e semi. Voi che lo osservate da lontano, come fecero i primi esploratori, probabilmente cadreste nell’errore di

ritenere che lo struzzo effettui quella operazione, per tentare di nascondersi alla vostra vista, quasi che non vedendovi anche voi possiate non vederlo. In realtà, come abbiamo visto non solo l’azione dello struzzo è mossa da ben altri scopi, ma soprattutto lui ha ben chiaro che non è nascondendo la testa che i suoi problemi spariranno.


Eppure questo comportamento alimentare dello struzzo è divenuto uno dei modi di dire più famosi ovvero: “Mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo” che nel vocabolario viene descritta come l’azione di “chi tenta di nascondersi inutilmente, da una percezione di un pericolo”.

Io non guardo Sanremo, è la frase che ricorre di più in questo periodo in tutte le pagine social e se alcune motivazioni di pancia potrebbero anche essere condivisibili, perché legate ai budget stellari percepiti da presentatori, vallette e ospiti, in realtà dimostrano una totale assenza di conoscenza di marketing, che per quanto riguarda il festival di Sanremo, vede l’azienda nazionale di telecomunicazioni, stravincere nella settimana canora ogni possibile audience, con milioni di italiani appiccicati allo schermo televisivo, che si trasforma per “Mamma Rai” in una cascata di milioni di euro, derivanti da sponsor e pubblicità. Poi possiamo disquisire sull’entità delle cifre erogate ai partecipanti ma se alla fine l’equazione tra il dare e avere e nettamente in favore della seconda ipotesi, credo che ogni discorso economico di critica

verso la manifestazione canora più importante italiana, lascino il tempo che trovano.

Molti hanno concentrato le loro critiche sul fatto che il festival della canzone italiana 2020, veda la partecipazione di vallette straniere, tra le quali la compagna di un noto calciatore.


Questa teoria, che già di per sé sarebbe anacronistica, visto che tutto quello che ci circonda oggi è composto da realtà multietniche, in realtà è anche non attinente alla verità, in quanto al festival di quest’anno è vero che vi saranno tre vallette straniere, però a fronte di sette vallette italiane. Casomai sarebbe da aprire una discussione sul fatto che ancora oggi vi siano programmi televisivi che prevedano “vallette” accanto ai maschi alpha.

La maggior parte delle negazioni alla visione del festival, arrivano però per la presenza di un giovane rapper che scrive testi inenarrabili, che raccontano anche volgarità, oscenità e violenze, commesse nei confronti del gentil sesso. Io ho scritto con Ketty Capodici il libro “La bambina svelata” edito da LFA publisher, che parla proprio di questo problema e ancora sulla mia pelle, sento i brividi di terrore e di schifo, come appartenente alla categoria degli uomini, per le cose che mi ha raccontato Ketty, che da piccola ha subito dall’uomo che invece avrebbe dovuto sempre e solo difenderla e tutelarla dal male.

Quelli che criticano quel rapper e che vorrebbero impedirgli di cantare sul palco dell’Ariston, che in questi giorni stanno riempiendo i social di post contro di lui e contro i testi delle sue canzoni, di fatto però promuovendo e promulgando la sua persona e le sue parole, stanno facendo praticamente la stessa cosa che pensiamo facciano gli struzzi, quando sembra che mettano la testa sotto la sabbia: “Nascondere in realtà il vero problema”.

Quel rapper, come i tanti trapper che sono giornalmente ascoltati da milioni di ragazzini, affascinati dalla volgarità, dall’oscenità e dalla violenza che questi raccontano nei loro testi, sono un problema nella misura in cui tentiamo di associare il problema al loro essere, al loro dire o al loro esprimersi. Il problema non è che vi sia qualcuno che dica cose di estrema gravità, ma che vi siano milioni di orecchie pronte ad ascoltare quelle parole. Se io dicessi una blasfemia, non è non ascoltandomi che tale oscenità si cancelli, ma se vogliamo davvero risolvere il problema della violenza latente, che ci affoga in questa società, anche attraverso la comunicazione canora, dobbiamo cercare di capire il perché vi siano tanti ragazzini che hanno bisogno di tali messaggi.

Alcuni ritengono di affrontare questo problema puntando il dito verso questi nuovi profeti della mancanza di rispetto, demonizzandoli, non comprendendo che è proprio questo il modo di trasformarli in idoli delle nuove generazioni, che vedono in chi è attaccato dal sistema, un’icona martirizzata dalle lobby adulte di potere. Io non solo guarderò Sanremo e tutti i suoi partecipanti, ma cercherò anche nel mio piccolo, di motivare con educazione, rispetto e con lungimiranza, le motivazioni per cui certi messaggi siano sbagliati e soprattutto spiegando che quei personaggi hanno ben altre mire di trasformare in violenza reale, le parole che cantano, che puntualmente invece si trasformano per loro solo in moneta sonante, incuranti del fatto che qualcun’altro invece, proprio dalle loro parole, potrebbe trovare gli input da mettere in pratica, magari imitando quei messaggi abominevoli.

Se vogliamo cambiare il mondo dobbiamo smettere di demonizzare le cose sbagliate, ma dobbiamo cercare di sviscerarle e trovare il modo di trasformarle in qualcosa di positivo. Magari dalle parole di quel rapper sulla violenza sessuale sulle donne, potremmo davvero fare capire alle nuove generazioni, con messaggi di comprensione e amore, che non è così che si crea una società civile degna di questo

nome. Se poi impareremo a guardare gli uomini con occhi scintillanti di amore, forse allora scopriremo che in ogni bestia, si può nascondere un bellissimo principe.


“E soprattutto, guardate con occhi scintillanti tutto il mondo intorno a voi, perché i più grandi segreti sono sempre nascosti nei posti più improbabili. Coloro che non credono nella magia non potranno mai trovarla”.

(Roald Dahl)

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