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La Regola

“Predicate il Vangelo, e se è proprio necessario usate anche le parole”. (San Francesco)


Oggi ricorre uno degli eventi più significativi, per chi ritiene che questo mondo, attraverso l’Amore, la bontà e l’Altruismo, potrebbe essere un luogo ben differente. Ma per raccontarvi questa storia, dobbiamo ritornare alla sera del 3 ottobre 1226. La notte è già scesa ad oscurare la vallata umbra, dove un gruppo di amici sta salutando Giovanni di Pietro di Bernardone, un loro fratello che sta lasciando questa vita terrena. È minuto, sofferente, sdraiato in terra, dentro una piccola chiesetta che gli è stata donata da un ricco nobile, rimasto affascinato da questo piccolo uomo, nel quale la divinità si è manifestata in tutta la sua potenza e sofferenza. <<Fratelli vorrei essere sepolto sul Colle dell’Inferno, come un qualsiasi malfattore, come accadde a Cristo, che mori crocifisso tra due ladroni e poi sepolto fuori dalle mura di Gerusalemme>>.

Gli amici lo guardano con commozione, ed alcuni di loro non riescono a trattenere le lacrime. Fuori tante persone sono sopraggiunte per dargli l’ultimo saluto e lui fa chiamare Giacoma dei Settesoli, giunta apposta da Roma, con ancora in mano un pacchetto di biscotti e la missiva che lui le ha inviato: <<Prima che sia troppo tardi, non dimenticare di portare con te quei biscotti «boni e profumati» che più volte mi hai preparato a Roma; quei famosi mostaccioli>>.


Giovanni saluta uno ad uno tutti gli amici e poi si rivolge ad Elia, uno dei più fedeli compagni di cammino: <<Si ricordi Dio del tuo lavoro e della tua opera e ti riservi la tua mercede nel giorno della retribuzione dei giusti. Che tu possa trovare qualunque benedizione desideri e sia esaudita qualsiasi tua giusta domanda>>. A fatica riesce a mettersi seduto, sempre circondato dagli amici e quindi prende un pezzo di pane, lo spezza e rievoca l’ultima cena. Il tracoma agli occhi, preso in Egitto, lo ha reso quasi cieco e le ferite sul corpo gli provocano

dolori lancinanti, mentre la sua amata sorella Chiara, legge alcuni passi del Vangelo di Giovanni, che rievocano il giovedì santo.


È tanto stanco Giovanni, sa che è giunta la sua ora ed allora si rivolge per l’ultima volta agli amici, chiedendo loro di aiutarlo a sdraiarsi sulla nuda terra:

«Non lasciate che il mio corpo diventi oggetto di culto, lasciatemi qua sdraiato, prima di seppellirmi, il tempo necessario a percorrere comodamente un miglio».


La sera del 3 ottobre del 1226, muore a 45 anni, nella piccola chiesetta della Porziuncola di Assisi, Giovanni di Pietro di Bernardone, divenuto per tutti poi il fraticello di Assisi, quel Francesco che è stato oggetto della canonizzazione più veloce della storia della Chiesa, che in soli due anni dalla sua morte, lo ha proclamato Santo. Pur essendo morto il 3 ottobre, oggi ne ricordiamo la morte il 4 ottobre, perché nel medioevo il giorno iniziava al tramonto di quello precedente. Anche per chi non è cattolico, come chi vi scrive, San Francesco e la sua vita, rappresentano oggi un esempio e un Faro da seguire con rispetto e ammirazione, attraverso anche le costanti visite a La Verna, sul monte dove il fraticello nel 1224 ricevette le stimmate.


La storia di Francesco d’Assisi, racconta le vicende di un gruppo di uomini che hanno cercato di ritornare al vero valore della vita, ricreando una micro società basata sull’Amore e sul Rispetto verso il tutto, nella quale l’Essere Umano era il fulcro fondamentale di un’esistenza, che nel loro caso, ruotava intorno all’Altissimo. Chi oggi crede nella possibilità di creare un

mondo migliore, può ritrovare decine di analogie tra la storia del poverello di Assisi e quella del nostro progetto, partendo già dalla giovane età di Francesco, nella quale un lusso e una ricchezza derivanti dai grandi guadagni di suo padre Pietro di Bernardone, un ricchissimo commerciante di stoffe umbro, hanno lasciato presto il posto ad una ricchezza morale e di consapevolezza, che nessuna moneta avrebbe mai potuto invece regalargli.


In questi giorni, agli incontri dei Clemm a cui ho partecipato, tante persone hanno espresso dubbi e tormenti in merito al nuovo regolamento del progetto, sul quale hanno espresso perplessità sull’effettiva funzionalità e necessità, essendoci di fatto le quattro regole, che già sanciscono i principi fondamentali del progetto, da rispettare. In una di queste occasioni ho voluto portare il mio contributo alla discussione ricordando proprio San Francesco e quello che accadde nel 1209, quando Francesco si recò a Roma per ottenere da Papa Innocenzo III, l'autorizzazione della regola di vita, per sé e per i suoi frati. Il pontefice poi avrebbe concesso la sua approvazione orale a Francesco per il suo «Ordo fratum minorum», attraverso la regola dei tre nodi, che troviamo sui cordoni dei francescani ancora oggi e che rappresentano “Castità, Povertà e Obbedienza”.

Nonostante Francesco avesse ricevuto l’approvazione papale del suo Ordine, con il riconoscimento della regola, che di fatto raccontava tutto quello che avrebbe dovuto rappresentare l’Ordine di Frati Minori, nel 1221 all’interno della Porziuncola, il fraticello si sarebbe poi ritrovato in mezzo a forti dubbi e dissensi interni, ad approfondire i concetti fondamentali del suo ordine, scrivendo la “Regola non bollata”, che poi sarebbe stata riconosciuta dalla Chiesa ufficialmente come regola dell’Ordine Francescano. Francesco sapeva benissimo che non era necessario scrivere quella regola, ma comprendeva anche che ci sono delle cose che vanno

approfondite e descritte con precisione, per permettere a tutti di comprendere bene il significato di quello che viene fatto o per incanalare le potenzialità di ogni essere umano, che ha deciso di seguire un progetto, un ordine o un’attività, verso i quali deve però riuscire a dare sempre il meglio di sé.

Tutto nasce dal suo contrario e oggi le incongruenze e le incoerenze che possiamo evidenziare anche nel progetto per un mondo migliore, probabilmente fanno parte di un disegno più ampio che non conosciamo, ma che prevede un percorso fatto di uomini e di azioni, che prescindono dalla nostra comprensione. Ad Udine di recente, con alcuni amici che mi hanno ospitato, ci siamo soffermati sul grande cambiamento interiore di molti di noi, in questi quasi cinque anni di percorso all’interno del progetto Coemm e abbiamo convenuto che sempre più saranno le persone, che scopriranno

che l’idea portata avanti dal progetto creato da Maurizio Sarlo, le sta profondamente cambiando e cambierà il modo di pensare di intere comunità, che noi già oggi identifichiamo nei salotti solidali. I lasciti poi di alcune eccellenze umane, come può essere San Francesco, possono solamente migliorare il nostro approcciarsi all’altro, aiutandoci a capire che quello che abbiamo o che creiamo, ha un senso solo se lo condividiamo. Nulla di quello

che abbiamo vale quello che siamo, ce lo ricorda proprio San Francesco negli ultimi istanti di vita, quando consegna ad Elia le sue vesti, dopo essersi fatto depositare nudo a terra, con

queste parole: «Te li do in prestito, per santa obbedienza! E perché ti sia chiaro che non puoi vantare su di essi nessun diritto, ti tolgo ogni potere di cederli ad altri».


San Francesco riposa nella basilica di Assisi su quel “Colle dell’Inferno” che oggi, grazie alla presenza delle spoglie terrene di questa entità meravigliosa che ci ha regalato la storia dell’Uomo, ha preso il nome di “Colle del Paradiso”.


<<Fai attenzione a come pensi e a come parli, perché può trasformarsi nella profezia della tua vita>>. (San Francesco)

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