“A volte mi chiedono se ho perdonato. No. Non ho perdonato. Non potrò mai perdonare gli uomini che hanno consentito tutto questo”. (Olmo Montaner)
“Roberta vai a letto che è tardi e domani mattina c’è scuola”. Roberta guarda il piccolo orologio, ricordo della sua prima comunione, che segna le 22,38. Si mette il pigiamino e prima di infilarsi nel letto, butta un’ultima occhiata fuori dalla finestra, dove la pioggia, divenuta torrenziale negli ultimi giorni, scorrendo violentemente tra i vicoli del paese come in un funesto presagio, la sta salutando.
Sarà proprio quella pioggia, infatti, l’ultima cosa che vedrà Roberta Teza, una bellissima bambina di soli dieci anni, che tra un minuto, insieme a tanti altri bambini, molti dei quali non saranno poi più ritrovati, alle 22,39 del 9 ottobre 1963, saranno spazzati via, dalla forza di un’acqua incattivita dalla speculazione e dal cinismo umano, trasformatasi in una bomba atomica liquida, che nel giro di quattro minuti, dopo avere scaricato dal monte Toc, nella sottostante diga duecentosessanta milioni di metri cubi di roccia, scavalca il manufatto di cemento posto ad ostacolare il torrente Vajont per creare una diga idroelettrica, investendo prima Erto e Casso, per poi abbattersi su Longarone in provincia di Belluno.
L’acqua nel suo correre impazzita spazzerà via anche Pirago, Rivalta, Villanova e Maè, oltre ai borghi di Fasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè e la
parte bassa di Erto. Molti altri comuni risulteranno poi profondamente danneggiati, ma fu la conta dei morti a dare l’idea di questa drammatica tragedia prevista e annunciata: alla fine si conteranno 1917 vittime di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni. Tra i morti e le persone scomparse, rimangono a futura memoria di quello che può arrivare a fare l’Uomo, solo per arricchirsi, i quattrocentosessantasette bambini che con Roberta, spariranno la notte
del 9 ottobre del 1963, travolti da un’onda malvagia.
Stanotte ricorre l’anniversario della tragedia del Vajont, raccontata in modo drammatico e toccante da Marco Paolini, in un’opera teatrale dai cui sono tratte le informazioni che vi ho riportato. Da allora decine sono state le tragedie provocate dall’uomo, che hanno visto coinvolti bambini
passando per la scuola di San Giuliano di Puglia, fino ad arrivare al crollo del Ponte Morandi.
Si dice che si dovrebbe imparare dai propri errori e invece, puntualmente ancora oggi, ci ritroviamo a scoprire che le cose che vengono costruite per il futuro dei nostri figli, sono spesso mancanti di quel rispetto per le generazioni future, che dovrebbe passare
sempre e assolutamente attraverso la tutela e la salvaguardia della loro vita. In questo stesso istante, mentre leggete queste righe, ricordando una tragedia nata da gravi errori di valutazione umana, vi sono persone che stanno costruendo strutture pubbliche al di sotto di quello che dovrebbe essere uno standard di sicurezza
minimo, con la complicità di amministratori pubblici, che da par loro taglieggiano preventivi e progetti, per poter aumentare la parte da potere intascare, di fatto consegnandoci poi immobili, strutture e servizi pubblici, ben al di sotto di quello che prevede la legge.
Se vogliamo davvero cambiare questo mondo malato, sbagliato e soprattutto drogato di corruzione e di volontaria mancanza di sicurezza, dobbiamo cambiare tutto il paradigma che regola questo sistema, cancellando tutti coloro che in qualche modo ne sono complici o
fautori, consegnando questa penisola a chi vorrebbe ricostruire questa nazione, nella quale la fatiscenza e l’insicurezza sono spesso i termini di paragone di tutto ciò che è gestito dallo Stato, non solo con professionalità, preparazione e lungimiranza, ma soprattutto con serietà, onesta e rispetto per le future generazioni. Solo con questa forma mentis, Noi e Olmo Montaner, forse potremo arrivare anche a perdonare chi ha provocato queste immani tragedie e avrà così un senso ricordare Roberta e il suo piccolo orologio d’oro.
“Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?” (Gianni Rodari)
Storie toccanti e realtà drammatiche...
Insieme ce la possiamo fare
Ciao carissimo Daniele, hai scritto un articolo taccantissimo e che tutt'ora, a distanza di 56 anni dal tragicissimo evento, lascia ancora l'amaro in bocca 😭😭😭!
Ti risulta che qualcuno abbia pagato, Penalmente, per tutti quei morti e infanticidi??? Se non vado errato, NOOOOOO!!!!
E quel che è peggio, per il vil danaro, si continua a seminare stragi!!!!!!!
Ecco il perchè, se entri nei miei profili Facebook, vedi sovente, ogni due-tre giorni, post sul PVU!
È ora di farla finita con tutto questo marciume: io penso che gli italiani veri, onesti e che amano davvero il "Bel Paese" siano assetati di onestà, serietà, di un nuovo paradigma e che si faccia veramente "Buona Politica"!
👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍
Grazie Daniele!!