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Immagine del redattoreDaniele Lama Trubiano

L'Italiano

“Ci sono tanti modi di essere felici.”


Vi ricordate negli anni ottanta lo slogan della pubblicità dei cioccolatini Pernigotti? Erano immagini che regalavano dolcezza in un contesto di serenità. Gli anni Ottanta sono stati gli anni dell’illusione, del rampantismo politico ed economico, gli anni della devastazione di uno stato sociale che, dalla cancellazione della scala mobile in poi, ha iniziato una discesa verso gli inferi, culminata nello stato sociale attuale, che vede un terzo della popolazione al limite della povertà assoluta.


In questo bailamme di miseria e di mancanza di prospettive, dove tantissime persone svolgono lavori precari sottopagati, dove molti non hanno garanzie reddituali future e dove altrettanti giovani non hanno prospettive di lavoro, emergono poi le situazioni di tutti coloro che invece un lavoro ce l’hanno, magari in aziende che producono ed hanno anche forti attivi, che però a causa della globalizzazione selvaggia che regola il mercato, porta le multinazionali a delocalizzare la produzione, a seconda di dove pagano meno soprattutto l’energia. Tutti questi lavoratori, come possono essere oggi

quelli della FCA ex Fiat, della Whirpool o della Pernigotti, o di altre decine di aziende, si ritrovano a lavorare in aziende sane che però vogliono chiudere le loro attività in Italia, per spostarsi in altri lidi meno costosi per le loro casse, fregandosene altamente degli accordi firmati con Governo e sindacati, di fatto mettendo sul lastrico intere famiglie di lavoratori, che difficilmente avranno poi la possibilità di rientrare nel mondo del lavoro, a causa dell’età.


Chi crede nel progetto per un Mondo Migliore, mette tra le sue linee direttive, quelle quattro regole che devono garantire il buon comportamento degli affiliati, ma anche di chi gestisce il

progetto stesso. Analogamente questo accordo morale tra le parti, potrebbe essere applicato a tutte le entità che compongono la società, con un rispetto che venga maturato ed ottemperato, solo ed esclusivamente se poi quello che viene proposto o accettato, è di fatto rispettato da tutti.


In questi mesi emerge chiaramente la totale impossibilità da parte delle istituzioni, di fare rispettare gli accordi presi con molte aziende sane, proprio per il fatto che essendo aziende private, poi possono comportarsi come meglio credono, non dovendo rispondere delle loro azioni alle Istituzioni.


Quindi dobbiamo ritenere di essere costretti a subire le angherie e le speculazioni di chi gestisce le industrie, senza potere fare nulla? Assolutamente no! Noi riteniamo che se quello che ci vogliono continuare ad imporre sia un mercato della globalizzazione, allora noi dobbiamo semplicemente ripagarli allo stesso modo attraverso il motto: “Chi di globalizzazione ferisce, di globalizzazione perisce”.


La buona comunicazione ed il passaparola, ci permettono di raggiungere il tempo reale buona parte della nazione ed allora impariamo ad usarle, almeno per quanto riguarda gli

interessi del popolo, i nostri interessi, che nessuno tutela. Se un’azienda sana che produce autovetture, microonde, panettoni o cioccolatini, decide di spostare la produzione verso altre nazioni, che le permettono di spendere meno e guadagnare di più, perché non facciamo altrettanto, informando la popolazione su questi comportamenti, invitando tutti a bloccare i rubinetti degli acquisti nazionali verso quella azienda, spostando di fatto le nostre spese verso coloro che invece in questa nazione, con costanza e sacrifici, continuano a produrre e dare lavoro?


Badate bene, il nostro non è un invito a boicottare i prodotti che arrivano dall’estero, ma è

semplicemente sopravvivenza, è un ripagare con la stessa moneta, tutti coloro che pensano che l’Italia sia solo un territorio economico da sfruttare, salvo poi abbandonarlo quando la gallina inizia a fare meno uova. Io credo che se iniziassimo a pensare molto meno ai brand e molto di più ai nostri portafogli, molto meno all’apparire e più al veramente necessario, molto meno all’oggetto e di più alla sua funzionalità, ritornando a pensare che uno smartphone è sempre uno smartphone, sia che lo producano a Cupertino, sia che venga assemblato a Santa Maria a Monte di Pisa, forse arriveremo a fare cambiare anche il modus operandi di chi, attraverso la globalizzazione, ci ha ridotti in schiavitù alla fame ed alla disperazione.


“Io non compro solo Italiano, ma compro in primis, chi pensa agli Italiani”.

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1 Comment


Joseph De Lucca
Joseph De Lucca
Oct 01, 2019

Perfettamente d'accordo con te

🙂💪👏☀❤🌍❤☀👏💪🙂

Vorrei solo aggiungere chi per egoismo,opportunismo e lecchinaggio ferisce per le sue conseguenze perisce.

Tanti lavoratori italiani in tempi di vacche grasse ha pensato solo alla propria pancia.

Invece di pensare che eravamo tutti sulla stessa barca e bisognava continuare a PENSARE al NOI e non per convenienza personale solo al IO, questo ci ha portato a tali conseguenze.

Se la società civile ITALIA oggi è nel suo insieme presa così...TUTTI NOI ...dobbiamo chiederci il perchè....??

TANTE risposte dopo un'attenta riflessione e analisi le troveremo da soli.

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