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Isaia e il campo

“Il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è la politica che in ogni tempo deve adeguarsi al diritto.” (Immanuel Kant)

In un paese di contadini, quattro famiglie vivono attorno ad un unico campo agricolo, che è costantemente fonte di litigi, per la quantità di terreno che debba spettare ad ogni famiglia, per poterlo coltivare. I litigi e le discussioni vanno avanti da anni, senza che venga mai trovata una soluzione definitiva e le scaramucce ed i dispetti tra le quattro famiglie, fanno si che buona parte dei raccolti vengano sprecati, riducendo quelle famiglie sempre più in miseria. I giovani capo-

famiglie, che non hanno esperienza di comunità, ma solo brame di comando, invece di unirsi per trovare una soluzione, continuano a rimanere fermi ognuno sulle proprie posizioni, continuando a litigare sulle personali richieste di spartizione di quel pezzo di terra, alimentando divisioni e malumori, che di fatto hanno come conseguenza che quel terreno

oramai si presenti incolto e quasi abbandonato. Un giorno gli anziani delle quattro famiglie, nonostante il divieto dei loro figli, si incontrano di nascosto per

cercare di trovare una soluzione. Pur sapendo che i loro giovani figli, quali capo-famiglie, potrebbero inficiare le loro decisioni, alla fine del loro incontro invitano tutti i componenti delle varie famiglie al centro del campo, per comunicargli quanto hanno deciso: <<Abbiamo parlato a lungo, nonostante il divieto dei nostri figli, per porre fine a questa assurda diatriba che sta impoverendo tutte le nostre famiglie>>. Isaia, il

più anziano parla in tono deciso ma affabile, cercando di carpire l’attenzione dei cuori di tutti i presenti. <<Invece di continuare a litigare per chi deve avere il pezzo più grande di terreno, abbiamo deciso che lavoreremo tutti assieme per coltivare il nostro campo, salvo poi dividere il raccolto in parti uguali. In questo modo tutti avranno interesse a lavorare alacremente e con rispetto verso il vicino>>.


La storia che vi ho raccontato oggi, credo che rappresenti bene la situazione politica in cui viviamo, nella quale le forze presenti in parlamento, continuamente litigano su ogni cosa, con il solo intento di racimolare più voti alle successive elezioni, che possano essere amministrative, politiche o europee. In questa assurda situazione, nella quale la politica mira esclusivamente al potere invece che all’amministrare, quello che possiamo evidenziare è un lento e costante impoverimento della nazione, che oggi si presenta con quasi un terzo della popolazione, che vive al limite della povertà assoluta.

Se non ci sarà un forte cambio di paradigma, questa scellerata forma di politica, ci porterà verso l’oblio, in una nazione nella quale tra venti anni, la povertà sarà l’icona che descrive la maggior parte della popolazione.

Allora come cambiare? Potrebbe sembrare una boutade, ma è proprio la storia politica dell’Italia, che ci insegna forse l’unica soluzione possibile. Negli anni del terrorismo, la politica si strinse a coorte per affrontare questo gravoso problema, con governi di unità nazionale, nei quali anche l’opposizione è stata coinvolta nelle strategie di palazzo. Credo che oggi sia giunto il momento che i marchettari della politica, “quelli del mai con, ma poi sempre insieme”, debbano fare un passo indietro rispetto alle esigenze proprie e dei propri schieramenti politici, mettendo davanti i veri interessi della nazione. Abbiamo bisogno di misure straordinarie per affrontare le gravose problematiche che affliggono il popolino, delle quali chi sta nelle stanze dei bottoni, sembra ignorare la gravità.

Ecco che allora dobbiamo individuare un Isaia, che raduni gli anziani della politica per cercare con loro di trovare delle misure idonee a ritornare a sfruttare le potenzialità dei “nostri campi”, al fine di riequilibrare la ricchezza sociale e sconfiggere davvero la povertà latente che ci circonda. Solo se smettiamo di alimentare queste scaramucce tra i vari, Di Maio, Salvini, Renzi, Berlusconi, Meloni, Zingaretti e compagnia cantando, mettendoci nella testa che abbiamo bisogno di un’altra politica, che “si adatti al diritto e non viceversa”, forse potremo trovare una soluzione alla deriva di miseria verso cui stiamo naufragando.

Se il progetto Coemm dovesse realizzare quanto promesso, ecco che il PVU, quale forza nuova di un nuovo Umanesimo, potrebbe diventare quell’Isaia della politica che potrebbe promuovere un’azione non più di divisione politica, ma di unità nazionale, riportando al centro dell’interesse del palazzo, l’unica cosa che dovrebbe sempre muovere la politica: La Polis. Sono convinto che Maurizio Sarlo potrebbe essere davvero quell’Isaia che, raggiunte le stanze dei bottoni, grazie ai risultati del suo progetto per un Mondo Migliore, con la sua capacità di mediazione, la sua lungimiranza e soprattutto la sua visione del mondo e della politica, potrebbe davvero portare un nuovo paradigma in Parlamento che muova la politica, non più nell’accezione “CONTRO”, ma in una nuova forma collaborativa di politica che si riconosca nella definizione “CON”.

Se la nostra politica non comprende che se vogliamo superare i problemi di questa nostra amata terra, dobbiamo farlo “Assieme”, non abbiamo speranze di cambiare lo sfracello a cui stiamo andando incontro. Solo un movimento “New Humanist”, può riportare la politica ad una concezione “Rinascimentale” dello Stato, attraverso le eccellenze che abbiamo, che sono tantissime e che possono davvero dare un nuovo input motivazionale, formale e strutturale,

alla ripartenza. Se saremo bravi a gestire l’evoluzione del progetto, forse saremo proprio noi a rappresentare quel principio di cambiamento, che potrebbe sconvolgere il paradigma dell’intera umanità. Se riusciremo ad affermare la nostra visione del mondo, forse invece che bombardare Teheran, i nostri aerei militari un giorno lanceranno “bombe di acqua e di riso” nello Yemen, i nostri ponti torneranno

ad essere un’icona dell’eccellenza costruttiva italiana e i nostri anziani, non dovranno più cercare nell’immondizia, qualcosa da mangiare.


Isaia guarda il terreno dove il grano sta crescendo rigoglioso, grazie all’apporto di tutte le famiglie. Sembrava impossibile una cosa del genere fino a poco

tempo prima, poi è bastato che uomini di buona volontà, abbiano superato pregiudizi e personalismi, per fare in modo che un campo devastato e abbandonato, sia tornato a produrre tanto ben di Dio. Io mi auguro che Coemm, ma soprattutto il Partito del Valore Umano, proprio per tutte le parole che ci hanno portato oggi a credere in questo progetto, possano rappresentare, non un'altra accozzaglia di aspiranti rappresentanti politici, ma un insieme di “Uomini di Buona Volontà”, che aspirano a creare davvero un Mondo Migliore, che si

possa riconoscere nelle parole di Lorenzo Milani:

“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.”

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