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Io Esisto

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi. È stato così tante volte.” (Ernest Hemingway)


Ad ora si contano già dieci morti in Cile, nei violenti scontri seguiti alle proteste culminate con l’incendio al palazzo dell'Energia elettrica. Da giorni nella capitale cilena, centinaia di migliaia di giovani sono scesi in piazza per il caro vita, con saccheggi ai supermarket e attacchi con molotov a varie stazioni della metropolitana. Soprattutto a Santiago, folti gruppi di anarchici, black-bloc e antagonisti, hanno trasformato i cortei di protesta, in un ciclone di assalti, saccheggi, incendi. Vetrine infrante, auto date alle fiamme, negozi svuotati, centraline elettriche incendiate. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’aumento dei biglietti della metropolitana, che va ad aggiungersi ad un costo della vita, divenuto insostenibile in Cile, per la maggior parte della popolazione. Si teme che la situazione possa degenerare arrivando a qualcosa di devastante, con le forze di polizia e militari in assetto da guerra, icone di drammatica memoria, del periodo cileno sotto il potere di Pinochet.


Analoga situazione si sta vivendo in queste settimane a Hong Kong, dove decine di migliaia di giovani stanno protestando con ombrelli colorati, contro le politiche intrusive della Cina contemporanea. Le proteste sono scaturite dopo il 9 giugno, quando il governo di Hong Kong, ha presentato un emendamento alla legge sulle estradizioni, attualmente sospeso, che ha dato l’aire alle proteste, che oggi si sono trasformate in un’opposizione all’ingerenza sempre più accentuata di Pechino, nell’autonomia di Hong Kong. Le ultime drammatiche notizie, racconterebbero di forze di Polizia che sarebbero arrivate ad utilizzare anche le armi da fuoco. La Cina e le sue politiche antidemocratiche espansivistiche, riportano a quella piazza Tienanmen, che molti di noi ricordano con terrore, con le immagini di un carro armato dell’armata rossa cinese, che schiaccia un giovane studente che chiedeva più democrazia.



Ma in queste ore i giovani mondiali protestano anche a Barcellona, dove da diversi giorni centinaia di migliaia di ragazzi stanno lottando nelle strade, per protestare contro una sentenza della Corte suprema spagnola, che di recente ha chiesto pene altissime per gli indipendentisti e i secessionisti. In realtà le motivazioni che muovono le proteste, hanno trovato in questa sentenza la scusa per iniziare una protesta, che di fatto ha radici sia nel referendum del 2017, sia nello statuto degli anni Settanta che nella consultazione referendaria del 2014.


Anche in Francia di recente i cosiddetti “Gilet gialli”, sono scesi in piazza per protestare contro gli aumenti del costo della vita, con gravi scontri e decine di feriti e morti e si teme anche che in Inghilterra, la vicenda Brexit, oramai agli sgoccioli, possa scaturire in analoghe proteste e scontri di piazza con milioni di giovani che potrebbero scendere nelle strade londinesi.

Se ci guardiamo attorno noteremo che in realtà i giovani di tutto il mondo stanno protestando e anche le proteste riconducibili a Greta Thunberg, denominate “Friday for future”,

condivisibili o meno, valide o meno, dimostrano comunque, che i giovani stanno bussando alle porte del potere, in un modo che forse le lobbie che hanno sgovernato il mondo fino ad oggi, non si aspettavano che potesse succedere.


Queste proteste possono essere valutate, giudicate o condannate, ma è indubbio che devono fare riflettere a fondo chiunque si occupi di gestione della società, chi è fautore di questo sistema, ma soprattutto deve fare pensare chi ha la possibilità di veicolare quelle proteste, da distruttive, in qualcosa di creativo. I giovani del mondo, dal Cile ad Hong Kong, dalla Spagna

alla Grecia, ci stanno urlando qualcosa che non possiamo fare finta di non sentire, per stare dietro a statistiche, tabelle o modelli economici; i giovani di tutto il mondo ci stanno dicendo: “IO ESISTO!”


Credo che abbiamo una grande possibilità di “Cambiare” davvero le cose, ma se vogliamo farlo, dobbiamo finalmente capire che non possiamo più pensare di proporre una politica che “pensi ai giovani”, ma che dobbiamo creare un sistema politico che sia anche “dei giovani”. Se continueremo a considerare le nuove generazioni come qualcosa da gestire, avremo davanti un terribile periodo di guerre civili, fomentate da una stanchezza morale e psicologica di chi fino ad oggi, invece che usufruire dei frutti di una politica che dovrebbe pensare solo ed esclusivamente a loro, ne ha subito solo le nefandezze.


Se la politica che stiamo cercando di portare avanti “penserà con i giovani” e non “per i giovani”, se impareremo dall’esperienza ad ascoltare con “l’Energia dell’Amore” i giovani e dare loro voce nelle stanze dei bottoni, allora siamo destinati ad andare a rappresentare politicamente il nostro futuro, altrimenti quel futuro, rischiamo di cancellarlo, sia per i giovani che per tutto quello per cui stiamo combattendo.


“Un giorno, dopo aver dominato i venti, le onde, le maree e la gravità, imbriglieremo l’energia dell’amore: e per la seconda volta nella storia del mondo, l’uomo avrà scoperto il fuoco.” (Brian Weiss)

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