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In nome del popolo sovrano

“Dice: come te chiami? Angelo Brunetti, eccellenza, detto Ciceruacchio, gonfaloniere de Campo Marzio e de professione carettiere, se sente da come parlo. Dice: allora perché te sei ‘mpicciato de cose che nun te riguardano? Dico: perché io so’ carettiere, ma a tempo perso so’ omo, e l’omo se ‘mpiccia, eccellenza”. (Ciceruacchio - Nino Manfredi)

È una scena del meraviglioso film del 1990 di Luigi Magni, "In nome del popolo sovrano", con Nino Manfredi, Alberto Sordi e Luca Barbareschi che racconta le peripezie di un frate barnabita, un nobile milanese, ma soprattutto di Ciceruacchio, un carrettiere veramente esistito nella metà del 1800 nel quartiere di Trastevere, che dopo l'avvento di Pio IX, fu l'organizzatore di tutte le dimostrazioni popolari romane a tendenza democratica. Ciceruacchio, patriota italiano, durante la fine della Repubblica Romana, insieme agli altri personaggi narrati nel film, saranno arrestati, condannati e alla fine giustiziati. “L’omo se impiccia”, come dice Ciceruacchio davanti ai giudici che lo condanneranno a morte, ma “l’omo del popolo” oltre ad impicciarsi, sa anche decidere e dare segnali forti, per esempio alla politica. Tutti aspettavano con fervore le elezioni regionali in Emilia e in Calabria, ognuno millantando chissà quale pericolo e chissà quale stravolgimento, che sarebbe avvenuto nello schieramento opposto, in caso di sconfitta elettorale.

Ed ecco che alla fine i risultati sono arrivati e chi doveva vincere non ha vinto e chi doveva perdere non ha perso. In realtà hanno perso tutti quei personaggi in cerca di autore, che hanno calcato il palcoscenico della politica in questa campagna elettorale, esautorati dalla vittoria, proprio dal popolo sovrano. Ecco che chi stava all’opposizione dichiarava che sarebbe cambiato tutto in caso di sua vittoria, mentre chi era al Governo, confermava che tutto sarebbe cambiato solo in caso di sua permanenza al potere. In realtà nulla cambierà e nulla sarebbe

cambiato in ogni caso, visto che comunque, seppur scambiandosi i ruoli nei vari comparti delle istituzioni statali, sia chi ha governato prima, che chi ha governato dopo, non solo ha posto in essere politiche pressoché simili, ma soprattutto hanno attuato tutti solo singole parti dei programmi proposti in campagna elettorale, con il risultato di peggiorare notevolemente la situazione di vita del popolo italiano.

Ma entrando nello specifico delle elezioni regionali soprattutto emiliane, cosa emerge chiaramente dall’esito del voto? Dalle urne è emerso che chi doveva vincere esce con le ossa rotte, chi era convinto di perdere si ritrova vincitore e chi non sapeva nemmeno se presentarsi è praticamente sparito. Questa elezione ci ha detto che quasi il 70% del corpo votante è andato a dire forte alla politica: “Che anche se la politica ritiene er popolo un carettiere, non deve mai dimenticà, che a tempo perso, quel carrettiere è pure omo, e l’omo se ‘mpiccia, soprattutto quanno se renne conto, che glielo stanno a butta dietro”.

Molti osservatori e analisti della politica, in queste ore, stanno decifrando il risultato elettorale, attribuendo la responsabilità della vittoria o della sconfitta anche a presunti branchi di pesce azzurro, che invece hanno avuto solo la capacità di dare un segnale forte a tutti quanti, vincitori e vinti, dimostrando che nessuno può parlare in nome del popolo sovrano, se prima non dimostra, di

meritarsi questa peculiarità. Se continuiamo a criticare chi scende in piazza, sia che siano sardine, sia che siano gilet gialli, sia che siano ragazzi che lottano per l’ambiente, considerandoli poco più di un fenomeno sociale da baraccone, cadiamo nell’errore di chi fino ad oggi ha ritenuto di poter rappresentare la politica, con l’icona “dell’uomo solo al comando”.

Senza andare troppo lontano, basta ricordare Craxi, Berlusconi, Renzi e ultimamente Salvini, per vedere che i loro atteggiamenti accentratori, hanno dimostrato che la politica non deve essere mai arroganza personale, ma deve avere orecchi e occhi per tutti, evitando magari di andare a cercare le persone suonando ai loro campanelli, ma trovando invece sempre il modo di includerle, convincendole anche a scendere in piazza per lottare in prima

persona per i propri diritti e non multandole invece se protestano per avere perso il posto di lavoro, come disposto nei decreti sicurezza approvati dal penultimo governo, con sanzioni da migliaia di euro erogate nei giorni scorsi ad alcuni operai di Prato, che hanno manifestato, per avere perso il proprio posto di lavoro.


Ritengo che qualunque movimento che si rifà ad un “Nuovo Umanesimo”, dovrebbe essere “sempre pro e mai contro”, riuscendo svestire tutte quelle patologie della politica degli avversari, per indossare gli abiti dell’interesse generale.

Se chi oggi si propone di creare una nuova politica che miri al tutto e non ad una singola parte, riuscirà poi a coinvolgere invece che escludere, se riuscirà a condividere invece che criticare, forse avremo davvero la possibilità di cambiare il paradigma che regola la politica attuale, fatta di persone che pensano solo alle logiche di partito, invece di dimostrare sempre e comunque, solo interesse per la cosa pubblica e per quel “popolo sovrano”, che dovrebbe rappresentare a prescindere, ascoltando il proprio cuore e non solo gli istituti di statistiche e di sondaggi.

“Per mettere il mondo in ordine, dobbiamo mettere la nazione in ordine. Per mettere la nazione in ordine, dobbiamo mettere la famiglia in ordine, Per mettere la famiglia in ordine, dobbiamo coltivare la nostra vita personale, Per coltivare la nostra vita personale, dobbiamo prima mettere a posto i nostri cuori.” (Confucio)

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