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Il riflesso


“Chi vede correttamente la figura umana? Il fotografo, lo specchio, o il pittore?” (Pablo Picasso)


Se ci facciamo un giro sulle pagine social di molti amici, con i quali condividiamo il viaggio verso un mondo migliore, ci potrebbe capitare di leggere proclami in favore di quel politico, di quell’altro partito o di quel movimento. Ritengo quanto meno bizzarro, che chi dice di avere raggiunto una consapevolezza sulle reali problematiche che affannano questa società, riconoscendo al progetto Coemm ed al Partito del Valore Umano, quelle peculiarità di cambiamento, che non possiamo trovare nelle forze politiche che attualmente affollano il parlamento e le istituzioni in genere, poi che questi amici si dibattano come anguille all’amo per

difendere o promuovere quei signori che sono i diretti responsabili di tutta questa situazione che ha portato quasi alla povertà assoluta un terzo degli italiani, con una equazione tra ricchezza e povertà, che vedrà quest’ultima salire esponenzialmente, se nel prossimo futuro non cambieranno radicalmente le cose. L’esempio della confusione che regna nella nostra società e anche in alcuni nel nostro progetto, evidenziando anche una vena di incoerenza latente che ci circonda, lo possiamo trovare leggendo i post di chi predica un mondo migliore, ma poi privatamente osanna chi è stato complice delle politiche governative scellerate

degli ultimi trenta anni e che oggi viene visto come l’uomo nuovo del cambiamento, oppure difendendo chi ha distrutto quasi tutto quello che avevano costruito i nostri nonni, o inneggiando a chi, seppur da poco si è affacciato alle soglie della grande politica, profetizzando provvedimenti innovativi, controcorrente e soprattutto mirati a cambiare il paradigma della vecchia politica, si è poi in realtà dimostrato identico a chi voleva mandare a casa.


Se osserviamo la politica attuale, oltre ad una costante sensazione di divisionismo, di campanilismo e soprattutto di opportunismo politico, quello che possiamo evidenziare in tutte le misure attuate da chi si è succeduto, da Berlusconi a Conte, passando attraverso la combriccola dei nipoti del Che Guevara e con la collaborazione dei discendenti di Mussolini e di Alberto da Giussano, è che le parole spesso sono state differenti ma che le misure politiche alla fine sono sempre state le stesse, basate su “Crescita”, “Lavoro”, “Produzione”, “Tagli”, “Tasse”, “Assistenzialismo” e

“Sicurezza”. Se poi andate a vedere a fondo, nessuno di questi punti è mai stato realizzato ma soprattutto, sovranisti e non, non hanno mai messo al centro della loro politica i due punti fondamentali che avrebbero potuto davvero cambiare radicalmente il paradigma che regola la nostra società, ovvero “Benessere e Ricchezza”.

Non cambierà mai nulla fino a quando qualcuno non si deciderà di creare ricchezza da distribuire a chi non ce l’ha, e soprattutto raggiungendo la determinazione che la ricchezza non si crea tagliando, creando tasse o dazi vari, ma semplicemente trasformando tutto quello che è ricchezza della nostra penisola, in potere di acquisto, magari limitato al territorio nazionale, ma che possa davvero riequilibrare i costi-benefici dei cittadini e soprattutto migliorare il loro benessere, anche attraverso un reddito universale nazionale.

La cosa che però colpisce di più nei post “politici” di alcuni che si riempiono la bocca di un mondo migliore, è la costante violenza verbale, nei confronti di tutti coloro che non la pensano come loro, sia che si tratti di sardine, sia di grillini, sia che si tratti di piddini, sia che indossino una felpa colorata. Se vogliamo davvero cambiare la società attuale, oltre a cercare di mandare a casa tutti i responsabili dello sfascio che ci circonda, dobbiamo soprattutto porci a queste persone, a coloro che non condividiamo,

non con astio, cattiveria, volgarità o con giudizi negativi, altrimenti creiamo i presupposti per dimostrare di essere uguali a loro. Il nostro atteggiamento, anche verso i nostri “avversari politici”, deve essere sempre e comunque propositivo e di amore e metterci in condizione di cercare la nostra immagine, anche nel cuore di quelle persone che non condividiamo.

Solo se riusciremo davvero a vedere noi negli altri, condividendo gli intenti e la voglia di cambiamento, allora potremo davvero dire di stare creando una nuova società, basata sull’interesse di tutti e non sul nostro mero interesse. Se invece ci porremo al vecchio sistema con vecchi comportamenti e con vecchi sistemi di critica, basati sull’offesa e sulla denigrazione, forse allora davvero avremo dato ragione a chi ci ha fino ad oggi accusato di essere solo utopici idealisti.

Smettiamo di guardare l’altro cercando di vedere i suoi difetti, ma poniamoci agli altri, come se ci guardassimo in uno specchio, che riflette i nostri difetti, per superarli assieme.


“Lo specchio riflette esattamente ciò che vede: non sbaglia perché non pensa.” (Paulo Coelho)

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