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Il termine di paragone

“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.

Come vi ho raccontato nei giorni scorsi, venerdì 29 novembre ero a Savigliano, invitato ad un salotto allargato organizzato dalla provincia di Cuneo, al quale hanno partecipato oltre cento persone. È stata una serata piacevole e costruttiva, nel corso della quale ho avuto l’onore di conoscere personalmente tante persone, con alcune delle quali avevo avuto sino ad allora solo contatti epistolari sui noti canali social, mentre con altre è stata la prima volta che le nostre strade si sono incrociate. Durante la serata alcune di queste persone sono intervenute come oratori nella conferenza e proprio una di queste, mi ha dato la possibilità di pensare a fondo sull’impegno che molti ancora oggi, mettono a disposizione del progetto Coemm, partendo però da un palese errore di fondo.

Sono seduto in platea mentre ascolto i vari oratori, che sul palco si susseguono per parlare del proprio impegno nel progetto per un Mondo Migliore e sulle motivazioni che muovono ognuno di loro. Accanto a me, un signore prende affannosamente appunti su tutto quello che viene detto, con un’attenzione ed una cura, degna dei migliori giornalisti. Proprio a questa categoria immagino possa appartenere questo serioso uomo il quale, poco dopo, viene chiamato da Ilario, che da bravo padrone di casa ha coordinato la serata in maniera magistrale, per farlo intervenire quale PO nel salotto Voltri 1, di Carmen, la preziosa moglie del Referente Regionale del Piemonte, il mio grande amico Salvatore Castelli.

L’uomo si avvicina al microfono e si presenta come Gianluca, raccontando questa sua avventura nel progetto, che è iniziata da pochi giorni, che lo intriga e lo affascina e verso il quale sente la necessità di apprendere il più possibile. Proprio per questo ha riempito pagine di appunti, su tutte le cose che sono state dette, dagli oratori che hanno preso la parola.

Il nostro amico racconta che le tematiche portate avanti dal progetto, le ritiene fondamentali la creazione di un mondo migliore e poi aggiunge: <<Credo di avere capito che il messaggio che viene portato avanti con questo progetto, sia una parafrasi di un proverbio che in questo caso potrebbe affermare: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te!”>>.

Le parole di Gianluca sono state come una folgorazione per me; in quella sua affermazione, c’è tutta l’analisi dell’errore involontario di tanti amici, che seguono l’idea meravigliosa di Maurizio Sarlo, oggi presieduta da Maura Luperto e le sue parole hanno innescato in me tutta una serie di considerazioni, su quello che è purtroppo l’approccio di molti al progetto. Tante persone che aderiscono ai tanti Clemm presenti sul territorio, ancora oggi si pongono all’altro con il termine di paragone di sé stessi, ovvero con un modus operandi, che tante volte si muove in un rapporto di dare-avere, ben rappresentato dalla parafrasi raccontata dal nostro amico, che è gran padrone della parola, visto che svolge la professione di avvocato.

Al termine della serata saviglianese, mi sono intrattenuto all’ingresso della sala, ove si è svolta la conferenza-salotto, all’interno di una bellissima aula della Congregazione della Sacra Famiglia di Savigliano, per salutare gli amici che sono venuti ad incontrarmi e per firmare le copie dei miei libri, per chi ha sentito la necessità di prenderne una copia. Si avvicina a me Gianluca e mi stringe la mano complimentandosi per la serata e per le parole che sono state spese nel corso della stessa, che gli hanno permesso di comprendere ancora meglio, l’idea del progetto voluto dal fondatore di Coemm, che ad inizio serata, telefonicamente, ha voluto portare il suo saluto all’attenta platea.

Quando mi ha salutato Gianluca, mi è tornato in mente il proverbio parafrasato da questo nuovo amico nel corso del suo intervento e quando mi ha ribadito la necessità di fare qualcosa per gli altri, ho compreso quale deve essere il messaggio che sia noi comunicatori, ma soprattutto tutti gli aderenti al progetto Coemm, dobbiamo portare avanti quando parliamo del progetto, che possa davvero diversificarci dal bailamme di aria fritta, di tutti quegli enti, associazioni, partiti politici e oratori vari, che si riempiono la bocca di quella voglia di cambiamento che crei un Mondo Migliore, che troppo spesso, alla fine, va a migliorare solo il modo di vivere, di chi quelle parole ha speso.

Ecco che allora la parafrasi che dobbiamo fare e memorizzare nel profondo del nostro cuore, per valorizzare davvero il nostro impegno nel progetto, non dovrà essere, “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, ma più umilmente e più semplicemente, creando nel contempo i presupposti per qualcosa di veramente nuovo ed evoluzionario: “Fai agli altri!”.


Solo se inizieremo davvero a darci agli altri senza pretese o aspettative, nemmeno come termine di paragone, allora creeremo le basi per un progetto sociale e politico, che potrebbe davvero portare un anelito di novità e rivoluzione ideologica e comunicativa, che vada a rappresentare qualcosa che viene “fatto per amore e non per riavere”. In questo

modo, oltretutto, andremmo a creare una forma mentis nelle persone che ci ascoltano, che non prevede un’aspettativa di risultati, che è poi quella che ha fatto più danni, ad oggi, all’organizzazione del progetto stesso. Quest’idea di impegno senza secondi fini, viene bene rappresentata in una massima del grande Alexander Pope:


“Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso.”

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