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Il Salotto di Rita

“Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.” (Rumi)


Siamo entrati a tutti gli effetti nell’autunno e le temperature decisamente più miti, ci confermano che ci siamo lasciati alle spalle, una delle estati più calde che io mi ricordi. Questa estate non è stata calda solo per le temperature, ma anche e soprattutto per tutta una serie di eventi che hanno scaldato il mio cuore regalandomi grandi emozioni e profonde meditazioni. I giorni in montagna con Stefania e la nostra Zoe, sono stati certamente l’apice di un momento di serenità che erano anni che non provavo più, ma anche fonte di grandi ispirazioni legate a quello che potrei dare agli altri, se solo la serenità si appropriasse totalmente di me.

Sono state decine le occasioni per cui merita ricordare questa estate e tra queste, sicuramente quello che mi è successo nel “Salotto di Rita”, merita un posto di rilievo nell’archivio dei ricordi indimenticabili del mio cuore.


Siamo in tanti intorno al grande tavolo allungabile che fa bella mostra di sé nel salotto di Rita. Il silenzio che gravita nella stanza, è causato dalla pasta fagioli e cozze preparata da Santa che i commensali dimostrano di gradire avidamente. Sono appena arrivato ad Udine e questa stanza della casa di Luigi e Rita, diventerà il centro dell’universo del mio crescere grazie al progetto per un Mondo

Migliore, intorno al palcoscenico rappresentato da questo manufatto di legno, sul quale adesso stiamo guastando questa prelibatezza italiana, posizionato al centro della sala di questi amici che mi hanno invitato a salire in Friuli.

Per capire bene cosa rappresenti per queste persone il salotto, che non è solo la rappresentazione di un Clemm del progetto Coemm, dobbiamo partire proprio dal significato stesso della parola “Salotto”, che deriva dal germanico-longobardo “Sala” e che descriveva

un edificio di una sola stanza nel quale si trovava un’abitazione, una dimora o una struttura contadina.


La “Sala” quindi non è in origine una stanza della casa, ma è la “casa”; rappresenta un luogo aperto da condividere con gli altri, non suddiviso in spazi privati, ma che rappresenta una totale inclusione con gli altri. Ecco se io dovessi descrivere la sensazione del mio soggiorno a Udine a casa di Rita e Luigi, sicuramente potrei rappresentarla benissimo nel significato arcaico della parola “Sala”, ovvero un luogo di vita e di incontri senza limitazione di spazi o

porte. Per tre giorni, ogni stanza di quella casa, si è trasformata in un Agorà, dove persone unite dall’idea di cambiare questo mondo, hanno mangiato, dormito e discusso a cuore aperto sui più svariati temi, che andavano dalla stagionatura della pancetta di Aldiva, fino ai massimi sistemi di Galileiana memoria.


Stiamo ancora gustando la meravigliosa pasta di Santa e osservo i commensali che mi hanno accolto come fossi famiglia, regalandomi la sensazione di essere sempre stato intorno a quel tavolo. Luigi, Vincenzo, Roberto, Santa, Nice, Rita, Maria, Felice, mi stanno regalando emozioni con i loro racconti, nei quali condividono con me le loro esperienze. Si aggiungeranno in serata Domenico, Sandro, arrivato di corsa dal lavoro e poi Angelo uno dei diamanti che mi porterò poi via da questa trasferta friulana, bagnato dall’acqua di una cultura, con cui questo minuto gigante annaffia le persone, che hanno la fortuna di incontralo sul loro cammino. Il

giorno dopo, intorno a quel tavolo avrei conosciuto anche Peter, arrivato direttamente dall’Austria, per rendermi partecipe dell’esperienza di mondo migliore, che lui sta vivendo oltre alpe, in un progetto simile al nostro.

La sera del secondo giorno nello spazio eventi della tenuta agricola di Aldiva, saranno poi 150 le persone venute a conoscermi e l’emozione provocatami da quelle anime intorno a me, si è manifestata quella sera grazie alla promessa che feci ad un’amica che non c’è più, attraverso parole bagnate da

lacrime di amore verso il Tutto, che in molti abbiamo lasciato sotto quel tendone.


Il giorno della ripartenza, quel tavolo mi ha visto abbracciare tanti amici, con sguardi carichi di amore e riconoscenza per quello che ci siamo regalati, con Rita, Luigi e Anna che poi mi hanno accompagnato alla stazione per riprendere il treno di casa, non prima però di avermi regalato Luca, il più giovane referente Comunale del progetto, incontrato nel centro di Udine, dove si trovava

per aver sostenuto magistralmente l’ennesimo esame universitario.

Ecco questa è la mia idea di salotto, quella che prima di Udine credevo impossibile da

realizzare; grazie a questi amici di Friulani ho capito che il salotto non deve essere una scadenza mensile, un evento da dover rispettare, ma una forma mentis che possiamo attuare ogni giorno della nostra vita, all’interno di quell’unica stanza che è il nostro Mondo, nel quale gli sguardi, a volte, contano molto più delle parole.


“Incontriamo a volte persone che non conosciamo affatto, ma che destano in noi subito, fin dal primo sguardo e, per così dire, di colpo, un grande interessamento, sebbene non si sia scambiata ancora una sola parola.”

(Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

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