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Gott mit uns

“Gesù mostrò di essere arrabbiato in un’altra opportunità, quando si trovava nella sinagoga di Capernaum. Quando i farisei si rifiutarono di rispondere alle Sue domande, Egli li guardò <<tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore>>”. (Marco 3:5)

In questi giorni ha fatto il giro del mondo la scena in cui Papa Francesco ha dato due buffetti su una mano di una fedele che lo aveva “agguantato” per un polso e tirato violentemente a sé. Apriti cielo, il Papa mediatico, “quello gesuita, quello falso, quello che parla bene e razzola male”, è divenuto per l’ennesima volta oggetto di scherno, volgarità, meme, e vignette di ogni genere. Questa nostra società ci ha abituato oramai a “sopportare” ogni tipo di violenza verbale nei confronti di chi non la pensa come noi o di chi comunque riveste un incarico di potere, che possa essere politico, sociale o religioso e in questo paradigma si inserisce perfettamente anche l’arroganza di una “fedele” che tira a sé la massima carica religiosa di una congregazione, solo per l’egoismo di poterla toccare, con un’azione sbeffeggiata anche da

coloro che come statisti, dovrebbero sempre evitare di ironizzare su un capo religioso.

Io credo che stiamo andando verso un baratro di valori, nel quale ogni forma minima di rispetto sarà cancellata nel nome di una falsa libertà di opinione, che quando va a offendere l’altrui persona, non è mai edificante per nessuno. È vero il Papa non si è comportato bene con quella donna, ma nessuno ha cercato di capire da cosa fosse mossa la sua reazione e, tra l’altro Francesco è stato l’unico che, successivamente a quell’episodio, ha avuto un comportamento degno di essere ricordato, scusandosi per quanto fatto e per la poca pazienza dimostrata nei confronti di quella donna.

Ho letto di tutto, “che il Papa avrebbe terrorizzato quella donna”, con paragoni anche con il Cristo, che alcuni hanno ribadito non si sarebbe certamente adirato per quella cosa ed anzi “avrebbe concesso anche l’altra guancia”. Ebbene io non so se il Cristo abbia mai dato buffetti a qualcuno, ma che si arrabbiasse ce lo raccontano gli stessi evangelisti, sia nell’episodio con cui ho aperto il mio articoletto odierno, sia come ci raccontano Matteo (21:12-13), Marco (11:15-18) e Giovanni (2:13-22) quando “cacciò i cambiavalute e i venditori di animali dal tempio, mostrò grande turbamento ed ira”.

La cosa più assurda che ho notato, è che la maggior parte di coloro che hanno attaccato il Papa, o che lo attaccano per le sue dichiarazioni e per i suoi comportamenti, hanno nelle loro reminiscenze un forte aplomb cattolico e dimostrano contemporaneamente alle loro critiche, anche di conoscere poco degli insegnamenti della religione, che si ricordano di seguire il più delle volte, solo quando il fato o il destino si accanisce su di loro. Coloro che criticano l’adirarsi di Papa Francesco, ritenendo "l’ira un’emozione distruttiva che dovremmo completamente sradicare dalla nostra vita", ignorano cosa le stesse scritture ci insegnano: “adiratevi e non peccate” e a “non far tramontare il sole sulla nostra ira”. Difatti il comandamento non afferma

di “evitare l’ira, di sopprimerla, o di ignorarla, ma di affrontarla in modo appropriato, nel momento appropriato”. Probabilmente il Papa ha ecceduto nella sua reazione, ma ricordiamoci sempre che proprio in quel gesto terreno, il capo della chiesa cattolica, il rappresentante di Cristo in terra, ci ha dimostrato tutta la fragilità della suo essere Umano. Badate bene lo stesso Cristo, come ultime parole della sua vita terrena, anche lui ci ha regalato la sua umanità, dimostrando tutta la sua fragilità terrena, quando in punto di morte ha perso la fiducia nel padre: “Elì, Elì, lama sabactani” ovvero “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Piuttosto mi verrebbe da ricordare a chi ha prontamente criticato e sbeffeggiato il Papa, una parabola dei vangeli: “Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di

che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi”.


Vi auguro una buona domenica, sperando che impariamo

davvero tutti a non giudicare più il prossimo e soprattutto a non tirare in ballo paragoni con Dio, per rafforzare le nostre convinzioni, le nostre ideologie o sciocchezze varie, anche se proprio mentre sto scrivendo queste righe, la televisione mi terrorizza con venti di guerra, per i quali un presidente americano si giustifica dichiarando “Dio è con noi!”, riportandomi alla mente il drammatico analogo epiteto,

“Gott mit Uns”, che ha provocato le ferite più grandi all’umanità, ma che forse non ci ha insegnato nulla, sull’essere davvero giusti tra i giusti, senza giudizio, arroganza o violenza. VI lascio alle parole di Madre Teresa di Calcutta, che credo nessuno possa mettere in dubbio quanto bene possa avere fatto all'Essere Umano, ma della quale raccontano dei meravigliosi stati d'ira:



“Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle.” (Madre Teresa Di Calcutta)

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