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Globalizzazione, Contro-Informazione e Buona Comunicazione

Aggiornamento: 12 nov 2019

"Siamo sempre più coinvolti dai media e sempre meno presi dall'arte di comunicare.” (Studs Terkel)

Sono le 22,30 del 29 ottobre e un giovane ricercatore americano dell’Università di Los Angeles, ha appena premuto il pulsante che manderà un impulso all’Università di Standford. È il 1969 e sono passati esattamente 50 anni da quando per la prima volta due nodi della rete si collegano tra loro dando vita ad “Arpanet”, quello che oggi conosciamo tutti come “Internet”. L’intento di quei ricercatori, era quello di creare un nodo comunicativo che permettesse di collegare in tempo brevissimo tutti coloro che volevano visionare la più grande biblioteca del mondo. Quella biblioteca virtuale mondiale che aveva progettato il giovane psicologo Joseph Robnett Licklider, immaginando come dovessero essere le biblioteche nel futuro. Eravamo all’inizio della trasmissione dei dati ed i pacchetti di informazioni spesso arrivavano frantumati

e incomprensibili, infatti la prima volta che fu inviata la parola “Login”, sullo schermo del ricevente apparvero solo le lettere “Lo”. Si sarebbe dovuto aspettare alcuni anni prima che le parole fossero trasmesse per intero e nel frattempo la comunicazione, continuava ad essere qualcosa di mera pertinenza di chi gestiva il potere dell’informazione.


Come molti di voi sapranno, nella mia vita professionale di poliziotto, ho partecipato alle indagini che hanno interessato il fenomeno brigate rosse in Italia. Pur avendo vissuto solamente l’esperienza terroristica della fine millennio, culminata con gli omicidi D’Antona, Biagi e Petri, il fenomeno eversivo di sinistra mi

ha sempre affascinato e pertanto ho cercato di approfondire la storia di questa pagina drammatica della nostra repubblica, attraverso la lettura di migliaia di pagine di documenti e di libri su questo tema.


Una cosa che mi è rimasta impressa era la comunicazione tra le varie diramazioni brigatiste che spesso era, per motivi di sicurezza e anonimato, legata a dei bollettini, che venivano stampati e distribuiti in alcuni luoghi precisi del territorio, lontano da quelle che erano le zone sottoposte a pressanti controlli da parte dell’autorità giudiziaria e degli investigatori. A Pisa per esempio le notizie arrivavano tramite il bollettino che veniva lasciato

in una libreria di Lucca che era “affiliata”, dove poi i brigatisti pisani si recavano una volta a settimana per ritirarlo. Chiaramente tra il momento della nascita della notizia, la stampa, la spedizione, la distribuzione, il ritiro e infine la lettura passavano a volte anche dieci giorni e questo creava una situazione di differente piano operativo tra chi decideva le cose e chi poi materialmente le doveva emulare sul proprio territorio. Nonostante questa disarmonia comunicativa, i brigatisti hanno quasi messo in ginocchio la repubblica, con colpi prima al cuore del sistema (giornalisti, giudici e politici) e successivamente al cervello del sistema (Tecnici e ricercatori). Solo l’unità di intenti tra tutte le forze interessate dal fenomeno, con grandi visioni futuristiche su nuovi sistemi di indagine, ha permesso poi di smantellare questo fenomeno che aveva nella violenza la massima espressione della propria forza, culminata con la strage di via Fani, con il sequestro e il successivo omicidio di Aldo Moro. Probabilmente se in quegli anni avessimo

avuto la rete internet di oggi, con i quasi 300 mila simpatizzanti dei terroristi che sono stati stimati in Italia negli anni Settanta, oggi racconteremo un’altra storia.


La storia sulle brigate rosse che vi ho raccontato oggi, prende spunto dall’anniversario della nascita delle reta internet, che dal 1969 da oggetto di promulgazione della cultura, come era negli intenti dei suoi ideatori attraverso la creazione della prima grande biblioteca mondiale, è divenuta negli anni in realtà un contenitore di potere economico, politico e culturale, mettendo a disposizione dei potenti un’arma grandissima di controllo e indirizzo delle masse in quella che poi è stata definita la “Globalizzazione”.


Alcuni dissidenti hanno tentato di contrastare questo nuovo fenomeno di mondializzazione, i

cui danni sono ben visibili sotto gli occhi di tutti oggi, attraverso la “Contro-Informazione” che però, per meri motivi distribuitivi aveva il difetto di essere non contestuale alla comunicazione ufficiale e spesso era limitata a persone che erano interessate direttamente a quella forma di confutazione della realtà proposta. Un po' come il bollettino delle brigate rosse di cui vi ho accennato prima, ma anche le riviste anarchiche, alcuni giornali indipendenti o i libri di autori contrari al sistema.

Questo sistema di cose è filato liscio per i potenti, per i gestori della comunicazione ufficiale, fino circa ad una decina di anni fa, quando, grazie alla nascita ed allo sviluppo dei social, le persone hanno scoperto che potevano interagire tra di loro, arrivando all’informazione ed alla comunicazione, in modo diretto, personale e soprattutto immediato. Certamente questo può avere creato caos, ma in tanti casi ha permesso di conoscere cose che mai avremmo saputo e soprattutto di smentire tanta comunicazione ufficiale dimostrando in tanti casi la faziosità e la falsità delle cose che ci vengono propinate.

Oggi Internet festeggia 50 anni e l’immagine di una ragazzina con un cartello in mano, raggiunge immediatamente tutto il mondo, mettendo in condizione tanti giovani di emulare istantaneamente, interagendo in tempo reale anche con quella ragazzina, per proporre qualcosa di differente da ciò che impone la globalizzazione. Poi possiamo discernere sulle tematiche che queste manifestazioni che stanno attraversando il mondo, ma sul fatto che la forza di queste persone che dalla Spagna alla Grecia, dal Cile alla Norvegia, da Hong Kong alla Libia, trova nello sfruttamento delle potenzialità della rete una delle grandi forze evoluzionarie e rivoluzionarie, parificando di fatto le potenzialità mediatiche di chi protesta rispetto a chi quelle proteste le vorrebbe annientare, magari nel sangue. Se oggi non ci fosse internet, probabilmente a Hong Kong e in Cile conteremmo già migliaia di morti e forse la democratica Turchia, che tanti potenti vorrebbero inglobare in quell’assurda scatola che è

l’Europa, avrebbe già sterminato la popolazione curda.


Oggi constatato di fatto il fallimento della “Contro-informazione”, abbiamo realmente la possibilità di attaccare la Globalizzazione della comunicazione, proprio attraverso la comunicazione che la rete e i tanti social presenti ci mettono a disposizione, come tanti stanno già facendo anche da semplici blogger, con un successivo step che deve realizzare quello che potrebbe davvero dare la spallata al sistema comunicativo attuale ovvero la realizzazione di una “Rete Mondiale di Buona Comunicazione”.

Una cosa importante che dobbiamo fare però è non cadere nell’errore delle contromisure poste in essere da chi ha gestito la comunicazione fino ad oggi, che per esempio ha indirizzato le persone, come nel caso del fenomeno Greta Thunberg, a giudicare il messaggero invece che parlare della forza del messaggio. Badate bene che il messaggio forte che ci ha raccontato la ragazzina dalle lunghe trecce, non è il problema del riscaldamento globale, contestabile o meno, ma che i giovani oggi, se si convincono che c’è

qualcosa per cui vale lottare, in pochissimi minuti si possono rovesciare nelle piazze di tutto il mondo Globalizzando la Globalizzazione.


Chi contesta quei ragazzi probabilmente rimpiange di non essere stato capace di fare altrettanto quando ha avuto occasione di farlo. Forse abbiamo ancora la possibilità di cambiare la rotta, di questa società mondiale che sta navigando a velocità spropositata verso un iceberg che alla fine l’affonderà,

cerchiamo di fare in modo di dare ognuno il nostro contributo per fare in modo che i nostri nipoti leggendo Globalizzazione, debbano solo ricordare qualcosa che ha quasi distrutto l’umanità, ma che poi l’umanità ha distrutto.


“E' uno dei più comuni inganni dialettici attaccare il messaggero invece del messaggio.” (Luca Sofri)

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