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Essere crepe nei muri

“Quando si è soli nel corpo e nello spirito si ha bisogno di solitudine, e la solitudine genera altra solitudine.” (Francis Scott Key Fitzgerald)


“C’era una volta…” quante storie iniziano con questa frase? Anche io oggi voglio raccontarvi la storia di Improvvido, un contadino che aveva la sua cascina, che era stata costruita in una pianura che si trovava nel mezzo tra un grande fiume ed un fossato. “Quell’anno ci fu un inverno molto piovoso e Improvvido, che era poco propenso ad ascoltare i consigli altrui, ma si fidava ciecamente solo del suo istinto e delle sue convinzioni, notò che il fossato adiacente la loro proprietà, si stava riempiendo fino al colmo, rischiando di tracimare. La moglie Prudenzia si era raccomandata con lui di andare a verificare anche il livello del fiume, oltre gli argini di

protezione che confinavano con la loro cascina, visto che alcune persone in paese le avevano detto che stava salendo la piena, ma lui non le aveva dato ascolto, rispondendole che “Gli Altri non li ascoltava”, rimanendo per giorni lungo il fossato a tappare le falle che si creavano lungo le sponde, con sacchi di sabbia. Una notte Improvvido e Prudenzia furono svegliati dall’urlo dell’acqua che aveva rotto gli argini del fiume, che era in piena da giorni senza che Improvvido ne avesse mai verificato la situazione e di lì a poco, i due anziani contadini si ritrovarono trascinati via dalla corrente della piena che, oltre le misere convinzioni di Improvvido, si portò via tutta la proprietà dell’ignavo contadino”.


La storia di Improvvido mi permette oggi di parlarvi di un tema che, come spesso capita ascoltando l’informazione di regime, mi crea solitudine. Ascoltare certe notizie spesso strumentalizzate, con tante persone che le condividono senza approfondire l’argomento, mi pone di fronte ad una sofferenza legata al fatto che troppe volte mi sento da solo a cercare la verità delle cose. Uno degli argomenti che più “è sentito”, dai comunicatori di stato, è sicuramente il problema dell’immigrazione clandestina, quando in realtà, secondo me, è certamente uno dei problemi che abbiamo in un contesto di logistica e di gestione di questi flussi umanitari migratori, ma non è il problema primario di chi dovrebbe gestire la cosa pubblica. L’inquinamento, la

mancanza di lavoro, di denaro, di possibilità di curarsi e soprattutto la totale mancanza di serenità e di felicità del popolo, credo che dovrebbe essere il primo argomento di cui si dovrebbe parlare ogni giorno assieme alla possibilità di creare una situazione in cui i beni ed i servizi primari, fossero erogati gratuitamente a tutti. È inaccettabile che ancora oggi ci siano persone che hanno lavorato per questo Stato e che oggi dormano per strada o in auto, oppure che non si possano curare o che debbano andare nelle strutture di volontariato per mangiare un piatto di minestra calda.


Ma il 50% invece della comunicazione di cui sentiamo parlare ogni giorno, riguarda l’immigrazione clandestina, ma se andiamo ad approfondire questa tematica, ci accorgeremo che la situazione è ben differente da quella che ci viene proposta. Se ascoltiamo chi parla di questo argomento, noteremo che tutti pongono l’accento sul movimento umanitario di profughi e clandestini che arrivano dal nord Africa, ribadendo ognuno a proprio modo, che quello rappresenta il problema primario dell’immigrazione verso l’Europa. Ecco che allora c’è chi propone di chiudere i porti, chi di chiudere i campi libici e tunisini di accoglienza, chi propone di affondare le barche, chi di sparare e chi di andare a prenderli con l’aereo. Tutte belle

proposte, ma guarda caso, tutte soluzioni che hanno alle spalle una qualche forma di business e di guadagno. Questo perché l’immigrazione dall’Africa è fondamentalmente una questione economica e, per quanto si possano riempire la bocca i nostri amati politici con soluzioni più o meno fantasiose, a nessuno poi interessa davvero andare alla fonte di questo problema, che potrebbe essere risolto facilmente, trasformando le politiche commerciali verso i paesi del terzo e quarto mondo africano, da business economici, spesso legati alle armi, allo sfruttamento dei minerali ed agli interessi delle industrie farmaceutiche, in vere politiche di sviluppo e crescita, che possano creare i presupposti in quelle terre di Pace e di Sviluppo.


Dovete sapere che in realtà gli immigrati clandestini che arrivano dall’Africa, sono solo un terzo di quelli che ogni giorno entrano in Italia, perché vi è un altro flusso migratorio clandestino di cui non si parla, o di cui si parla pochissimo, che riguarda oltre il 65% degli ingressi giornalieri illegali nel nostro paese e che avvengono dalla frontiera italiana triestina. Questi disgraziati arrivano a piedi, con traversate di giorni sia dai paesi balcanici ma anche dal Kurdistan, dal Pakistan e

dall’Afghanistan, pagando un sacco di soldi per essere guidati fino alla frontiera italiana, nella ricerca del Nuovo Mondo. Fino a poche settimane fa, si stimava in circa 15.000 il numero dei clandestini che sarebbero potuti entrare a breve dal confine Triestino, ma quello che sta accadendo in Siria, per le politiche scellerate del premier turco Erdogan, potrebbe aumentare esponenzialmente questo numero, rovesciando alle nostre frontiere migliaia di curdi.


In questo disastro di politiche umanitarie, spicca la proposta di Massimiliano Fedriga, Governatore del Friuli Venezia Giulia, che ci riporta alla mente alcune delle pagine più tristi dell’umanità. Fedriga ha difatti recentemente proposto la costruzione di un muro di 243 chilometri, lungo il confine con la Slovenia, per bloccare il flusso di persone provenienti dai Balcani.


Era il 9 novembre 1989, quando abbiamo visto cadere il muro della vergogna di un Europa divisa dalle ideologie e oggi, a distanza di trenta anni, non avremmo mai immaginato di

assistere all’ipotesi di costruzione di un nuovo muro, che divida “Noi dagli Altri”. Con il nostro impegno e con il nostro amore, vorremmo provare a fare si che nessun muro venga mai più costruito per dividere gli Esseri Umani e che tutti quelli che ancora oggi sono in piedi, metaforici o materiali che siano, proprio dal nostro impegno si scoprano pieni di crepe.


“Quando su un muro c'è una crepa, è meglio abbatterlo il più presto possibile.” (Proverbio Cinese)

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